Ma cosa possiamo fare per ridurre il contagio da Covid 19? Ascoltando virologi ed epidemiologi, la soluzione principe è indossare la mascherina. Perfino, spiegano i medici, quelle di stoffa fashion che si comprano in negozio, che almeno qualcosa vendono.
La seconda soluzione è evitare di ammassarsi. Attenzione, che per assembramenti si intende da due persone in su, Quindi il rischio è alto. Ma se uno ha la mascherina, anche questo si risolve.
La terza soluzione, che poi è insita nelle altre, è rispettare le regole e le norme. Che però se confusionarie aprono a buchi e furberie.
La prima ondata pandemica ha lasciato in eredità una marea di prescrizioni, per pubblico e privato. Poi è arrivata l’estate e ci siamo tutti rilassati. Tutti, inutile raccontare storie. Dall’anziano con il giornale sulla panchina, il cliché più classico, al giovane con la birretta sul muretto, fino ai campetti da basket pieni di voglia di fare canestro.
Ma questo non ha cancellato le regole, che sono finite per un momento sotto naftalina. Regole che ci sono e che sono anche costate care a chi ha una attività. Si è chiesto di comprare igienizzanti, ed ecco colonnine a ogni ingresso. Si è chiesto di mettere barriere in plexiglass, e la muraglia cinese è cresciuta, si è chiesto di contingentare gli ingressi e almeno i servizi sicurezza hanno continuato ad assumere. Lo hanno fatto ristoranti, palestre e piscine, cinema e teatri.
E allora? Abbiamo preso in giro i professionisti? Non resta che adottare quanto deciso in precedenza, che funzionava, e soprattutto farlo rispettare. Qui entra in gioco lo Stato: i controlli con annesse sanzioni. È più difficile far applicare che chiudere, soluzione che lascia agli altri la responsabilità.
La campagna ‘tutto chiuso’ non è prevenzione, è la sconfitta di un sistema non in grado di aiutarsi a sopravvivere. Speriamo che l’uomo della domenica, il premier Conte, lo capisca in tempo.
direttore www.laprovinciadifermo.com - @raffaelevitali