MONTAPPONE – Se le scarpe hanno ripreso a correre, superando anche i livelli pre pandemia, il cappello non può dirsi altrettanto felice. Certo, sul 2021 la crescita c’è, +9,1%, ma il 2019 è ancora lontano, infatti la differenza è del 10%. “I motivi sono vari: dalla guerra, anche se Russia e Ucraina valgono il 3% dell’export, al caro energia passando per l’aumento dei costi delle materie prime” spiega Polo Marzialetti, numero uno della sezione cappello di Tessilvari.
Se i fatturati si sono ripresi, non si può dire altrettanto per le imprese che calano ancora: erano 137 nel 2019, sono 123 nel 2022. Chiaramente scende anche la forza lavoro, da 2255 a 1980 addetti. “Va anche detto – riprende Marzialetti – che il calo è dovuto ala difficoltà di inserire nuove figure. Il ricambio generazionale è la grande sfida ancora da vincere”.
Il distretto del cappello vive di manifattura, ma orami anche di tecnologia, fattore che si spera avvicini un po’ di più i giovani: “Fondamentale è la collaborazione con gli Istituti Tecnici e Professionali a partire dall'orientamento dei ragazzi, coinvolgendo anche le famiglie. Abbiamo bisogno, collaborando anche con le università che son i luoghi in cui nasce l’AI, è la formazione continua da effettuare il più possibile in azienda”.
Per farlo, servono risorse. Bene i nuovi bandi regionali. “Bisogna concentrare i fondi dove servono. Aiutiamo davvero le aziende ad arginare e ribaltare questa tendenza che rischierebbe di far scomparire a breve interi comparti e distretti produttivi, incluso quello del cappello”.
Il mercato cerca le produzioni del distretto, che si concentra tra i comuni fermani, e infatti crescono esportazioni e importazioni. In primis i Berretti che valgono 421 milioni. Tornano a crescere le richieste di cappelli di paglia, 22 milioni e +26% sul 2021. Boom di importazioni sia sul 2021, sia sul 2019, +45%.
Il paese maggior fornitore con il 36% del totale importato resta comunque la Cina (con 90,2 milioni di Euro, +69% sul 2021, +108,6% se confrontato con il 2020, come altresì in territorio positivo +46,1% anche rispetto al 2019.
Le principali esportazioni, come avviene da molte stagioni, sono destinate verso la Svizzera, “dove ribadiamo sono presenti quasi tutte le piattaforme logistiche e distributive delle principali multinazionali del Comparto del Lusso, cresciuto enormemente già negli anni precedenti l'emergenza pandemica dovuta al Covid-19, che però per la prima volta presenta un piccolo rallentamento, pur mantenendo stabilmente la vetta (72,7 milioni di Euro, -4,8% sul 2021 e comunque sempre in fortissimo recupero rispetto sia al 2020 +71,8%, che allo stesso periodo del 2019 +43,2%)”.
A seguire i mercati tradizionali: la Francia, la Germania che resta dunque sul gradino più basso del podio (46,8 milioni di Euro, +24,8% nei confronti dello stesso periodo del 2021, +73,6%, prima dell'arrivo della pandemia). Gli Usa attirano i calzaturieri, ma non sono da meno i cappellai: è il quarto mercato e vale 40 milioni di euro in crescita. Conferma l'ormai consolidato ottimo trend positivo, dopo essere riuscita ad arrestare il proprio lungo calo tendenziale durato diverse stagioni la Spagna, seguita dalla corea del Sud che aumenta del 117% gli ordini.
Considerando che tra Montappone e Massa Fermano sono concentrate l’80% delle aziende del distretto e metà di quelle nazionali, si comprende il peso di questi numeri per il Fermano.
“Per questo- prosegue Marzialetti – bisogna affrontare i nodi strutturali che limitano lo sviluppo. A partire dalla Zes e dalla battaglia non più rinviabile della decontribuzione del 30% anche per le nostre aziende, come già avviene per quelle dei Comuni della Bonifica del Tronto. E poi l'implementazione dei sistemi di trasporto viario, ferroviario ed aeroportuale carenti sotto tutti i punti di vista”.
C’è anche una questione amministrativa, quella dei crediti d’imposta che sono stati chiesti indietro, a fronte di attività di ricerca, sviluppo, innovazione e per i nuovi campionari svolte durante gli anni in cui si fronteggiavano altresì il fallimento di Banca Marche, il terremoto, la pandemia, gli effetti collaterali della Guerra Russo-Ucraina”.