FERMO – Dopo l’accordo con Fendi, l’Ipsia apre le porte ai cappelli. La dirigente Anna Maria Bernardini dà l’avvio a un progetto di alternanza scuola lavoro della classe ‘quarta moda’ nel distretto del cappello. “riprendiamo un piano di qualche anno fa. Importante la collaborazione tra ditte, Cna e Comuni che hanno messo a disposizione spazi e trasporto per portare le alunne dal terminal alle aziende”.
Le aziende hanno bisogno di personale, da qui l’idea della a scuola di aprire al percorso moda questo mondo: “È un orientamento in vista delle scelte professionali” aggiunge la preside. “Non era scontato riuscirci. Quando facciamo squadra – precisa Alessandro Migliore, direttore Cna Fermo – riusciamo a completare percorsi che diventano poi buona prassi. In questo caso sono proprio le studentesse che hanno chiesto di poter fare questa esperienza”. Normalmente le classi quarte avrebbero effettuato l’alternanza secondo i piani standard, poi si è aperta la possibilità di entrare nel mondo del cappello.
“Le studentesse passeranno due settimane nelle aziende. Massa Fermana si accolla il costo del trasporto, Montappone del pranzo. Questo permette di avviare un percorso di manodopera di alto livello, di veri artigiani” riprende Migliore che sulla formazione insiste da anni.
Un vero orientamento verso quello che manca e verso il vero valore del lavoro. “Paimar, Cecchi, Tirabasso, Vecchi e Sorbatti son le aziende che aprono la porta all’alternanza, ma soprattutto anche al progetto di formazione continua che si basa su fondi regionali e della Cna” aggiunge Migliore.
Gilberto Caraceni, sindaco di Massa Fermana, fa di tutto per tenere i giovani nel suo comune e nel circondario: “Oggi parliamo di futuro e per questo il Comune risponde sempre presente. Noi vogliamo che i giovani, la vera risorsa, devono restare in zona”. Montappone mette a disposizione il pulmino, che è nuovo. “Ben vengano gli stagisti” riprende il vicesindaco Mario Clementi. Anche così si combatte lo spopolamento dei piccoli borghi
La scuola ascolta e agisce. “I percorsi del ‘saper fare’ hanno ancora troppi pochi iscritti, eppure il lavoro c’è. Qui si parla di artigiano di qualità, di figure che lavorano con tecnologia e manualità. Dobbiamo farlo capire, altrimenti poi le competenze si perdono e da grandi è più complesso formarsi per settori che danno lavoro” ribadisce la Bernardini.
Paolo Marzialetti è l’uomo dei numeri del cappello: “Il settore in Italia ha 2000 addetti, di cui 1400 nel distretto fermano-maceratese, che poi ha l’80% del suo cuore in due communi, Montappone e Massa Fermana. Questo mondo ha bisogno di manodopera qualificata, in grado anche di utilizzare il mondo del 4.0. ecco perché parliamo di artigianato puro, ma che guarda al futuro”.
Le imprese si mettono in gioco e con questo primo avvicinamento con l’Ipsia entrano in contatto con i dipendenti del domani. “Ma per diventare davvero parte di un’azienda del cappello ci vogliono almeno due anni di formazione ‘on the job’, ovvero continua e interna alle imprese, e un range di 3-5 anni per capire davvero il mondo di una micro azienda del cappello, 87 su 130 sono marchigiane”.
Solo Tirabasso e Sorbatti hanno più di 40 dipendenti, la maggior parte delle aziende hanno meno di dieci addetti, per cui inserire ogni figura è fondamentale e non si può sbagliare. “Partendo dall’alternanza bisogna arrivare alla formazione continua in house per almeno cinque anni”.
L’imprenditore Serafino Tirabasso si scaglia contro il reddito di cittadinanza: “Preferiscono tutti mantenere il sussidio, che ha senso ma se dato nel modo giusto e accompagnato con una vera politica di inserimento. Noi siamo pronti ad assumere”. Servono almeno un centinaio di persone, anche perché le aziende sono piene di lavoratrici in età pensionabile che restano solo per fare un favore alle imprese.
Che sia un percorso fondamentale lo ribadisce, in chiusura, Elisabetta Capuano è la responsabile di Format Macerata, l’ente di formazione della Cna: “Paimar e Sorbatti sono già al centro di un percorso di formazione continua approvati dalla regione, ma non tutti finanziati come accaduto alla Ferruccio Vecchi per mancanza di fondi. Quindi è vero che tutti parlano e credono nel formarsi dentro il luogo di lavoro. Nelle due imprese interessate stiamo unendo la digitalizzazione alla manualità. Quello che servirebbe sono i fondi, non possiamo sempre contare sull’ente pubblico, ma è chiaro che le risorse sono fondamentali”.
Perché senza formazione continua si va poco lontano: “Ogni iniziativa è utile per far capire a un ragazzo cosa accade in una azienda, ma senza formazione continua non si arriverà mai davvero a creare un artigiano autonomo capace di produrre ed essere produttivo. L’azienda si fa anche carico dei costi, ma deve essere supportata”.
Le due settimane di alternanza partono lunedì. Dal terminal partono alle 8, alle 9 sono in azienda: tre ore di alternanza. Poi, due pre di pausa e rientrano in azienda fino alle 16. “Dieci ragazze in cinque aziende, con i tutor aziendali che sono i lavoratori e le lavoratrici che da 30 anni creano opere d’arte” conclude la dirigente.
@raffaelevitali