di Francesca Pasquali
FERMO - Osservazione, aggancio, attività. È un compito complesso quello che s'è messo in testa l'Ambito sociale 19. Vorrebbe intercettare i giovani problematici, quelli che passano il tempo a fare niente. O che, per noia o chissà che, il tempo lo usano per fare danni. E vorrebbe farlo al terminal “Dondero”, crocevia di ragazzini che fanno su e giù per il centro. Non sarà solo, l'Ambito. A dargli una mano ci saranno Comune e Comunità di Capodarco.
«Spesso ci fissiamo sui problemi da affrontare – dice il presidente, don Vinicio Albanesi –, ma anche i ragazzi più problematici intercettano immediatamente che qualcuno si prende cura di loro». Il quarto partner è Area vasta 4. Perché i progetto, che è partito mercoledì scorso con l'inizio della scuola e che si chiama “The terminal e non solo”, è pagato coi soldi che il Ministero della salute ha dato al Serd per combattere le dipendenze patologiche.
«I giovani – spiega l'ex direttrice Gianna Sacchini – devono sentire che gli adulti sono interessati a conoscerli. Per riuscirci, bisogna entrare nel gruppo, confondersi all'interno e partecipare alle sue attività». Un tentativo “soft” di affrontare il disagio giovanile, senza ricorrere a controlli e rimbrotti. Centrato su Fermo, ma aperto alla provincia. Perché il «problema è territoriale e non ha i limiti geografici dei confini comunali», spiega il sindaco Paolo Calcinaro.
Niente «azioni muscolari», quindi, ma «un percorso di affiancamento alle aspirazioni dei nostri ragazzi, a cui daremo alternative positive per incanalare la noia, il grande nemico di queste generazioni». Il progetto durerà un anno. Se i risultati arriveranno, l'intenzione è di portarlo in altre zone difficili della città.
«L'idea – sintetizza il coordinatore dell'Ats 19, Alessandro Ranieri – è di abitare i luoghi di ritrovo dei ragazzi, andare a cercare le loro pratiche quotidiane per poterli conoscere meglio, per poi proporre iniziative che riguardano singoli e gruppi». In campo, nella fase partita mercoledì, ci sono Chiara Attorre e Michele Calamanti, della Comunità di Capodarco. Psicologa del progetto The tube (il doposcuola di piazza Sagrini), la prima. Educatore di strada, il secondo.
Fino a dicembre, osserveranno i ragazzi che passano per i terminal. Che fanno, con chi parlano, come si comportano. Pian piano, proveranno a "agganciarli". L'ultimo step riguarda i laboratori. E la creazione di un posto dove farli. Di sicuro, ci sarà una web radio. Il resto è da inventare.