“La legge è uguale per tutti” lo so bene, sta scritto nei tribunali e prima ancora nella Costituzione, all’art.3, quale principio fondamentale del nostro vivere.
In breve tutti abbiamo pari dignità sociale, nulla ci distingue, e se così non fosse sarebbe la Repubblica a intervenire per ripristinare l’uguaglianza tra noi, quale precondizione di libertà di ciascuno.
E “la libertà è come l'aria, ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”, diceva un grande giurista, Piero Calamandrei, uno dei padri nobili della nostra Carta Costituzionale.
Una citazione assai puntuale per l’oggi, 25 aprile che #Iorestoacasa nell’anno del coronavirus, e che ancor più deve segnare un punto fermo per la ripartenza di domani, quando ci si avvierà alla fase 2, quella di riapertura graduale dell’Italia.
Dico questo perché ho delle perplessità circa la legittimità costituzionale di alcune possibili disposizioni.
Infatti indiscrezioni vorrebbero gli spostamenti limitati all’interno di ogni regione e allora mi chiedo, ma la Repubblica è “una” oppure è cambiato il nostro assetto cardine, l’art.1 della Costituzione?
La legge può certamente limitare la libertà di circolazione nel Paese per motivi di sanità, art.16 della Costituzione, ma distinguere per regioni invece che per specifiche aree segnate da particolari focolai infettivi è un abominio costituzionale.
Altre indiscrezioni vorrebbero una riapertura anagraficamente differenziata e allora mi domando, ma da quando è possibile discriminare la popolazione per una condizione personale come l’età?
Certamente la tutela della salute pubblica può giustificare una legge di contenimento di categorie di soggetti ritenute pericolose per la collettività, ma nel caso di specie gli anziani, la cui soglia di identificazione nelle ultime considerazioni è posta a 60 anni, non sono indicati come diffusori del virus, bensì come soggetti maggiormente esposti a complicanze pericolose solo per loro stessi.
E allora sarà bene ricordare che la libertà personale è inviolabile (art.13 della Costituzione) e pertanto la cura della propria salute non potrà che essere rimessa alla volontà di ciascuno, pena l’illegittimità di qualsiasi obbligo di diverso tenore.
Qualcuno potrebbe leggere queste brevi righe e ritenerle un inutile gioco intellettuale o peggio qualificarle come critiche ingiuste verso coloro che ci governano e che non risparmio neppure il giorno di festa della Liberazione.
Il dubbio mi assale, poi penso alla signora che mi ha scritto ieri sera, chiedendomi se il 4 maggio avrebbe potuto riaprire il suo ristorante sul litorale, dicendosi disposta anche a trasgredire per l’urgenza forte che ha di tornare a lavorare per garantirsi il sostentamento.
Spiegati precetti e sanzioni, alla fine la signora, dispiaciuta, ha deciso di rimettersi alla legge, quella che come sta scritto nei tribunali è uguale per tutti.
Poi stamattina leggendo i giornali che scopro? Che nell’Italia del lockdowm ci sono però 2 ristoranti aperti e funzionanti, quelli del Parlamento.
Avv. Andrea Agostini