PORTO SAN GIORGIO – Cosa significa avere in panchina Cesare Pancotto? Lo spieghiamo con gli ultimi quattordici secondi del caldissimo derby tra la sua Napoli e Scafati. Un palasport pieno che fa capire a tutti quanto Napoli abbia voglia di basket.
Coach Caja chiama time out, disegna l’azione che può valere il pareggio o la vittoria, visto che Napoli conduce 71-69. Dopo aver spiegato lo schema, si torna in campo. Con i giocatori quasi schierati, , Pancotto si gira verso il tavolo e chiama un altro time out. Ha capito cosa vuole far casa e in 60 secondi è sicuro che può rompergli le uova che ha in mano.
Ed è così. Scafati gira male la palla, non esce il tiro pensato, Logan è costretto a forzare, ma è marcato e il suo tiro rimbalza male sul ferro. La palla finisce in mano a Napoli: vittoria e boato. Il palasport esplode, Pancotto perde per tre secondi il suo aplomb inglese ed esulta. Punti d’oro che proiettano Stewart e compagni nel gruppo a 14 punti.
Da quando Pancotto è in panchina, Napoli ha di certo imparato a lottare. È diventato head coach dopo il -30 contro Scafati e in un mese ha vinto tre partite, tra cui quella con Milano, e ne ha perse due, brutta solo quella con Trieste. Insomma, squadra viva e capace anche di battere una di quelle più informa, la Sassari di Bucchi e del preparatore sangiorgese come Pancotto Matteo Boccolini.
Le prossime dieci ore il coach le passerà scaricando l’adrenalina, ma da domani si concentrerà sull’avversario, al Treviso di Marcelo Nicola che ha vinto a Verona e ha tutta l’intenzione di uscire dai bassifondi che condivide proprio con Napoli. Sarà u vero spareggio, arrivarci con l’energia del post derby per Pancotto è il miglior modo per tornare in palestra a sudare.
r.vit.