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Il Comune di Fermo finanzia 50 tirocini in aziende, negozi e studi: "Formazione, accompagnamento e contratti: vicini a chi ha bisogno"

7 Febbraio 2022

FERMO – “Un’azione non ordinaria per un Comune, credetemi”. Si parla di inclusione sociale e lavoro, non solo a Lido Tre Archi. Il nuovo progetto del Comune di Fermo riguarda tutto il tratto costiero. “Il lavoro resta una emergenza. La domanda è sempre la stessa: cosa può fare una pubblica amministrazione?”. Da qui, confrontandoci tra assessori, Ambito e uffici, sono nate azioni che “normalmente non sono di un comune” spiega il sindaco di fermo Paolo Calcinaro.

Normalmente si agevola l’insediamento di realtà produttive, “Fendi ha avviato colloqui per le assunzioni”, e la difesa di quelle che ci sono, permettendo anche ampliamenti. “Nei mesi scorsi abbiamo puntato su borse lavoro e borse di ricerca per inoccupati e giovani” ricorda il sindaco che poi entra nella nuova strategia che vale 200mila euro e garantirà 50 tirocini.

Il piano periferie si apre così al lavoro, inserendo al suo interno Tre Archi, San Tommaso, Capodarco, Lido di Fermo, Casabianca, San Marco e San Michele: quando si è inoccupati, in realtà non c’è territorialità. La difficoltà non ha confini definiti”. Sette quartieri sotto il cappello di una sola contrada.

Il Comune garantirà così una 50ina di inserimenti. “Quello che diciamo ai cittadini, è di provarci, di crederci. Di trovare la ditta, il negozio, che hanno bisogno di un aiuto professionale ed entrare nella rete di supporto e miglioramento. Anche perché per il datore il costo è zero” ribadisce il primo cittadino.

Lavoro è Annalisa Cerretani, l’assessora che da professionista nel campo delle risorse umane guarda con interesse all’operazione: “Coniugare lavoro e supporto sociale è fondamentale. In Giunta lo facciamo. I tirocini retribuiti non sono solo per i giovani, questo va ricordato. È una occasione per tutti, in primis per chi cerca una nuova opportunità. Pensiamo anche alle madri che vogliono rientrare. Il tirocinio non è solo per giovani o ‘disagiati’, lo devono capire le persone ma anche gli imprenditori, i negozi, gli studi professionali”. Passaggio comunicativo importante: “Il Comune in modo coraggioso investe su una parte del mondo del lavoro necessaria per ripartire”.

Giampieri torna indietro di 3 anni, al 2018 quando con dei fondi avanzati “puntammo sui tirocini, confrontandoci anche con le associazioni di categorie, inizialmente sospettose. E invece è stata una operazione vincente per tutti che coinvolge persone dai 18 anni alla pensione. Sono loro in primis che devono giocare bene la partita, mostrando la capacità e il fatto che possono essere un perno dell’impresa. Il tirocinio deve diventare l’ingresso nel lavoro stabile”.

Nel dettaglio entra Fabio Ragonese, funzionario del comune: “Un piano che rientra dentro il progetto di riqualificazione Urbana, sociale e culturale di Tre Archi. I tirocini sono un potenziamento dei servizi previsti per Tre Archi con un’ottica di sostenibilità”.

Cinquanta i tirocini della durata di sei mesi, trenta formativi: di questi dieci part time da 25 ore per 400 euro lordi (possono essere molto utili per le neo mamme che vogliono rientrare in azione, ndr) , 20 pieni fino a 40 ore con 750 euro di indennità che arriva direttamente al tirocinante. Venti tirocini sono di inclusione sociale, per le categorie svantaggiate fino a 20 ore con 350 euro di stipendio.

“Crediamo che il lavoro sia il massimo di inclusione”. Al contempo il Comune ambisce ad aiutare le imprese, di tutta la provincia, “che possono prendere una persona, farla crescere dal punto di vista delle conoscenze e competenze per poi inserirla. Priorità sempre alle imprese e attività di Tre Archi”.

Numerosi i partner del progetto, dall’Ambito a Nuova Ricerca. Ma come saranno accompagnati i tirocinanti? Lo spiega Matteo Olivieri: “Un primo obiettivo è il sostegno al reddito, l’altro l’inclusione sociale, puntando su chi ha perso il lavoro e chi non ha mai lavorato. È un piano di partecipazione attiva, rendendoli protagonisti nella rinascita di Tre Archi”.

Due gli sportelli a disposizione a cui rivolgersi, che si trovano in via Nenni: “Ci sarà un piano di formazione e accompagnamento pre tirocinio e durante il periodo. Non si tratta solo di trovare lavoro, ma di accompagnare, ponendoci come mediatori in modo che poi i tirocini diventino contratti”.

Stefania Santarelli è chi seguirà in primis l’accompagnamento: “Di solito uno cerca lavoro da solo, tra tentativi e adempimenti. Noi abbiamo sperimentato opportunità di lavoro di gruppo, una condivisione delle difficoltà e dei servizi a disposizione, un farsi forza attraverso un job training incontrando anche i responsabili risorse umane delle aziende”.

Incrociare domanda e offerta è una sfida. Ci crede Monica Giorgi del Sil (servizio inserimento lavorativo dell’Ambito). “Prevalentemente seguiamo l’inclusione sociale, l’innovazione di questo ultimo periodo è stato capire che occuparsi solo di disabili e lavoro fosse riduttivo. Noi non accompagniamo solo la persona, ma rassicuriamo l’azienda che non deve pensare di trovarsi con problemi, ma con una risorsa. Un doppio lavoro, inserire il soggetto ed educare l’impresa”.

Questo lavoro sta funzionando: “Con la Bakery (azienda di Campiglione, ndr) abbiamo attivato tre tirocini che sono diventate tre assunzioni, quindi funzionano. più siamo a fare questo lavoro e più garantiremo uno sviluppo economico e sociale al sistema”.

Ma come si diventa tirocinanti? Accesso allo sportello è diretto. Ci sono due colloqui, uno conoscitivo e uno più sulle esperienze lavorative. Dopo tocca all’equipe che si riunisce e decide di iniziare il percorso di tirocinio incrociando l’azienda e il tirocinante, che può anche proporre luoghi di lavoro.

Il sistema, sperimentato, sta dando i suoi risultati, sono 206 i tirocini che l’Ambito segue e gestisce insieme con la rete di imprese sociali. “Il tirocinio in azienda è l’occasione per far emergere le competenze. C’è chi in sei mesi ci riesce, altri hanno bisogno di più tempo. Abbiamo anche allungato i tirocini per accompagnarlo al benessere lavorativo”. Misure socio assistenziali “che però vogliamo diventino promozionali con l’attivazione delle risorse inespresse delle persone” precisa Ranieri.

“Nell’individuare le aziende abbiamo fatto un salto, prima erano spesso orientati nel pubblico. Ora cerchiamo il privato proprio per creare una vera continuità che l’amministrazione non può garantire, salvo concorso. Ci spostiamo su percorsi realizzabili e futuribili” concludono i protagonisti ricordando che le domande vanno presentate entro maggio

r.vit.

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