FERMO – “Da febbraio importiamo mascherine, circa 100mila quelle che ho già fatto arrivare in Italia. Ho superato ogni controllo, dalla Guardia di Finanza ai Nas. Ora eravamo in attesa di 315mila mascherine e scopro che sono state bloccate alla dogana di Civitanova per volontà del commissario straordinario Arcuri”. A parlare è la ditta fermana Al.Si, che da anni lavora con la Cina.
Al centro del caso il maxi ordine, a nome di 15 farmacie sorprese tra Piemonte, Lazio, Abruzzo e Liguria, che aveva chiuso e portato a termine. “300mila erano chirurgiche, ordinate un mese fa, e 15mila Ffp2. Un ordine a prezzi bassissimi per cui il mio guadagno era di 3 centesimi a pezzo. Con le farmacie che le avrebbero avute a 55 centesimi, cifra bassissima per quando sono riuscito a chiudere l’ordine. Poi chiaro che oggi vengono cambiate le carte in tavola e tutto diventa più complicato” prosegue il responsabile della Al.Si.
Ma allora perché le mascherine sono state bloccate se è tutto in ordine? Una risposta la dà il senatore della Lega Matteo Salvini: “315mila mascherine ordinate, pagate ma requisite a Civitanova Marche dal commissario Arcuri per destinarle alla Protezione civile nazionale. Risultato: le farmacie, che avevano versato l'acconto, si ritrovano senza dispositivi. È l'ennesimo episodio di una lunga serie: chiederemo spiegazioni".
L'azienda importatrice su questo aggiunge: “Ho chiamato la Protezione Civile e mi hanno detto che non sono loro ad aver requisito l’ordine, ma dipende dagli uffici del commissario straordinario”. Come confermato, con una chiave di lettura però molto diversa da Salvini, dall’onorevole marchigiano Mario Morgoni, quota Pd: “Gli uffici del Commissario Straordinario per l'emergenza Coronavirus, Domenico Arcuri, dall'inizio dell'emergenza requisiscono tutti i dispositivi e le attrezzature necessarie al contenimento e al contrasto dell'emergenza Covid 19 che vengono importati nel nostro Paese da soggetti diversi da quelli che, con dedizione e generosità, sono preposti alla gestione dell'emergenza stessa. Quali anzitutto ospedali, presidi sanitari, servizi di pubblica utilità etc. Gli importatori privati che malgrado l'emergenza provano a far arrivare nel nostro Paese questi dispositivi a fini commerciali, come nel caso della recente requisizione avvenuta nelle Marche, non sono certo tra questi”.
Sul discorso CE, la Al.Si specifica: “Parliamo di mascherine chirurgiche che poi al momento dell’ordinazione sono state declassate in filtranti generiche e quindi non ecessitano del marchio. Tra l’altro 20mila erano destinate al Senato della Repubblica. E ora invece sono bloccate a Civitanova Marche”.
In conclusione interviene di nuovo Morgoni: “Se questi dispositivi non hanno impresso il marchio CE non possono essere messi in commercio in Italia, né tantomeno venduti dalle farmacie. Che, qualora abbiano addirittura pagato un acconto, avrebbero subito un ulteriore danno. Quindi il commissario dovrebbe essere ringraziato piuttosto che aprire polemiche in quanto ha applicato procedure necessarie consolidate che hanno il solo scopo di tutelare la salute dei cittadini".
L'azienda attende chiarimenti nelle prossime 48 ore, magari proprio via Salvini.
Raffaele Vitali
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