MILANO – Feltri decorati e soprattutto colorati. E poi il ritorno della massima espressione dell’artigianalità con i modelli fatti a mano, con ago e filo sulla forma di legno.
“Siamo pronti per le migliori boutique” commenta scoppiettante Nadia Marini, titolare del cappellificio Silvano Marini di Montappone, realtà che taglia i 50 anni di vita. “Riprendere l’antica tecnica è una scelta. Per apprenderla al meglio ho seguito un corso da modista a Londra. Anche perché è giusto non smettere mai di studiare”.
Al Mipel ha portato la nuova collezione invernale, quella che segna i fatturati di una impresa che ha 15 dipendenti. “Ci piacerebbe inserire dei giovani, ma è così difficile trovarne che hanno voglia di lavorare. L’età in azienda si sta alzando, è sopra i 50 anni, questo ci permette di produrre cappelli di qualità elevata, ma il ricambio generazionale è inevitabile e dobbiamo favorirlo”.
I cappelli in fiera sono piaciuti: “Il valore aggiunto resta il made in Italy. Chi arriva qui lo chiede subito. È quello che per i clienti motiva il prezzo. Quest’anno abbiamo visto qualcosa in più dei soliti stranieri, che per noi significa Canda, Giappone e Corea. Sono tornati anche gli italiani, quelli che capiscono che il prezzo è legato alla qualità” prosegue l’imprenditrice.
Qualità che è nei modelli, da quello di pelo di coniglio lungo, al 100% cashmere dei classici con pon pon. “Cresce sempre più anche l’accessorio, in particolar modo le mantelle, oltre a sciarpe e guanti. C’è una ricerca del prodotto dello stesso colore e materiale”.
Il modello che ha poi colpito i buyer è il reversibile, “quello che permette di essere pronti ad affrontare anche la pioggia”. Il cliente tipo, ancora, resta la donna: “Ma solo perché l’uomo con i capelli tende a non coprirli, a la domanda maschile è di nuovo in crescita”.
Per il cappellificio Marini Silvano è in crescita anche la quota private level, che ormai vale il 50% del fatturato: “Le griffe ci cercano, apprezzano la nostra produzione. Poi c’è sempre il nostro marchio che è unna garanzia in molti mercati internazionali”.
Quello che manca ai cappellai è una fiera di riferimento: “Il Mipel noi continuiamo a farlo, ci piace e ci apre mercati, ma siamo in pochi. Partecipo d’estate all’Homi e poi a quelle in giro per il mondo, sono appena tornata dal Giappone con buoni riscontri”.
L’ultima novità è in casa: “Abbiamo aperto pochi mesi fa l’outlet aziendale. È stato subito un successo, sono venuti addirittura dei montottonesi a comprarli. Ottimo impatto, siamo felici, è un modo per avvicinare ancora di più le persone alla nostra azienda e al distretto del cappello, che resta un unicum internazionale”.
r.vit.