di Raffaele Vitali
PORTO SAN GIORGIO – Un anno intenso e particolare per la Croce Azzurra. “L’arrivo del vaccino ci dà qualche speranza in più, ma è chiaro che ci vorrà tempo” sottolinea il presidente Gilberto Belleggia.
Quando si chiude un anno e inizia quello nuovo, il grazie ai tanti volontari e ai cittadini “che ci sono stati vicini” è dovuto. “Credo che l’importanza di questa associazione sia emersa ancora in maniera più forte. E lo dico per ogni associazione, non solo la nostra. Senza volontariato non ci sarebbe soccorso. A medici e infermieri il primo plauso, ma poi ci sono i tanti ragazzi che si sono messi in gioco, mettendo a rischio la propria salute” prosegue il presidente.
Lo definisce un anno di insegnamento: “Spero che le persone se lo ricordino, una onlus come questa si sostiene con l’aiuto dei cittadini, non solo con la convenzione con l’Asur e il sistema di rendicontazione che ci lascia al momento sereni, ma siamo al limite”.
Si rivolge spesso ai sangiorgesi nel suo bilancio: “Di persone bisognose ce ne sono tante e a loro ci siamo dedicati anche in questi lunghi mesi di pandemia. Molte famiglie che non sapevamo cosa fosse la difficoltà e magari non sapevano neppure chiedere aiuto, hanno trovato in noi un supporto. Quello che noi oggi chiediamo a chi ci circonda”.
Ci sono state alcune grandi offerte, ma un gesto merita di essere sottolineato: “Ci siamo commossi quando un anziano si è presentato con mille euro in mano. Ci ha detto ‘mi avete salvato la vita’. E insisteva per darcele. Non certamente un ricco, ma nella sua modestia ha fatto un grande gesto che ci ha fatto sentire ancora di più apprezzati per il nostro lavoro. Questi gesti sono la risposta del ‘perché fai volontariato’” ribadisce il presidente.
Tanti gli imprenditori e i professionisti, al fianco di cittadini comuni, che hanno donato “anche se per alcuni eravamo i salvatori per altri magari gli untori”. Così come è scattata una solidarietà tra pari, con altre associazioni che durante la prima ondata hanno portato pasti.
“Dal ciambellone a un sugo per il primo, le persone non ci hanno fatto mancare nulla. Spero che ci sia una continuazione e cresca sempre più la simbiosi tra cittadini e associazione”. L’obiettivo è aumentare il tesseramento, 10 euro il costo minimo della card, che rende ognuno partner della croce Azzurra. “I soldi donati sono stati ad esempio fondamentali per garantire i Dpi, dalla tuta in stile Csi che costa dieci euro alle due paia di guanti per ogni intervento alle mascherine professionali. Così, chi ha donato 50 euro e chi 10mila ha contribuito alla nostra sicurezza, che poi è quella dei cittadini” prosegue.
A volte la Croce svolge anche funzioni ‘psicologiche’ con anziani terrorizzati in casa per paura del Covid o intere famiglie positive che non avevano nessuno che poteva aiutarle “se non noi e la Protezione Civile in accordo con il Comune”.
Non solo Covid. “Non si sono annullate le altre malattie. Molti meno gli interventi per incidente, meno chiamate per la paura di andare in ospedale, ma le emergenze le abbiamo garantite. In particolare infortuni in casa, crisi di panico con tachicardie, emergenze quotidiane come affanni”. Oggi abbiamo raddoppiato tutto, urgenza Covid e no Covid. “I mezzi sono sempre gli stessi e divisi. Poi tutto viene disinfettato ogni volta”.
Si chiude così un 2020 intenso con 9950 servizi (trasferimenti sanitari e urgenze oltre a normali interventi) e 388mila chilometri percorsi dalle 9 ambulanze, i 2 pumini per disabili, gli 8 taxi sanitari, un’auto medica e una jeep per recuperi speciali.
“Durante la pandemia, per paura e motivi di lavoro, qualche volontario ha lasciato. Oggi siamo una sessantina, inclusi otto dipendenti, con due assunzioni autorizzate per il periodo Covid. Il bello è che in questi mesi si sono avvicinati molti giovani, il futuro è Azzurro” conclude Belleggia circondato dalle squadre pronte a entrare in azione.