FERMO - Le Marche stanno provando a digitalizzarsi sempre più, dando sostegno alle imprese. Non solo alle start up, ma anche alle mature che si riorganizzano puntando al percorso 4.0. Un mezzo sono i digital innovation hub, che ora faranno rete grazie a un finanziamento europeo che favorirà lo sviluppo di percorsi e ricerche.
Quali problemi hanno le Pmi? “Innanzitutto la commercializzazione nel mondo digitale, il collegarsi alle catene globali del valore. Non basta più saper produrre, bisogna dialogare con chi governa il mercato” spiega il dirigente della Regione, Silvano Bertini.
Da qui, due strategie. La prima già in essere, ovvero l’intesa della Regione con Amazon, uno dei principali market place. “È Amazon che ci ha contattato e ci ha fatto una proposta che ci consente di accelerare il percorso avviato aa sostegno delle imprese”. La seconda in fase di definizione per creare un punto marche, che vada oltre il classico punto com, per essere identificati nel web.
Quello con Amazon “non è un contratto, ma una volontà comune di agire. Non è oneroso ed è basato su impegni reciproci che mirano a dare visibilità alle imprese regionali” precisa il dirigente. Sono state coinvolte le associazioni di categoria e si lavora su alcune best practice che possono diventare il faro.
Due le linee guida: Accelera con Amazon’, programma che la società sviluppa con Ice ed è gratuito, e ‘Vetrina Made in Italy’ che ha una differenziazione anche regionale. Sono 100 al momento le aziende in vetrina delle Marche con 6mila prodotti, dal ciauscolo alla moda, ma soprattutto arredo e illuminazione. Imprese mediamente piccole che con l’ingresso su Amazon hanno aumentato l’export digitale.
Quattro le filiere: casa e cucina, scarpe e borsa, illuminazione, agroalimentare che animano il portale della Regione Marche. Amazon Italia ci crede davvero tanto che la manager Malavasi si è messa a disposizione per qualsivoglia forma di potenziamento dell’iniziativa. E soprattutto per favorire la crescita del protocollo tra le Pmi marchigiane collaborando nella sua promozione.
Tornando invece al discorso ‘dominio’, il presidente Gino Sabatini della Camera di Commercio, che è il motore dell’Internet global forum, presenta un importante passo avanti dopo il confronto con Andrea Beccalli della ICANN, Internet Corporation for Assigned Names and Numbers, ente di gestione internazionale che tra le altre cose ha l’incarico di assegnare gli indirizzi IP e di gestire il sistema dei nomi a dominio.
“Vogliamo andare oltre punto com e punto it. Da un nome, dalla proprietà di un dominio, si può giocare la sorte di un brand, la sua presenza on line, la rintracciabilità e la fortuna dei prodotti. Perché non costruire la propria identità di eccellenza produttiva regionale, un .shoesmarche, .madeinmarche dietro cui c’è direttamente tutto un mondo, un ecosistema dove siamo quello che vendiamo senza appoggiarsi ad autorevolezza di altri” sottolinea Sabatini.
Apre le porte alla discussione Beccalli: “In ICANN gestiamo i domini generici di primo livello, il punto di cui il più noto è il .com ma c’è la volontà processo di aprire questo domini, liberalizzarli e dare identità specifica, in modo che la rete possa crescere riuscendo anche ad essere locale e vicina ai consumatori rispondendo alla loro esigenza di fiducia. C’è una giusta politica conservativa, proteggiamo brand, made in, certo, ma bisogna anche aprirsi e costruire”.
r.vit.