di Raffaele Vitali
MILANO/GROTTAMMARE – Mèlinè, l’azienda marchigiana con base a Grottammare, guidata dal presidente dei calzaturieri Valentino Fenni, guarda al web e sempre più alla sostenibilità, tanto che un modello è diventato un riferimento della green zone del Micam. Merito anche della nuova generazione, guidata dalla figlia Celeste.
A Milano come sempre Meline ha portato un grande campionario. “L’articolo sportivo deve dare molta scelta. Variando colori, suole, forme. La concorrenza è molto forte. Noi sbattiamo con il mondo dei big internazionali. Se le scarpe più vendute sono le sneakers, per stare sul mercato devi ampliare la scelta. Il mondo è pieno di scarpe bianche, da 15 a 100 euro. E allora differenziarsi è fondamentale, con materiali e combinazioni, perché anche i grossi marchi ormai customizzano”.
Celeste Fenni, con quale modello pensate di colpire il mercato?
“Abbiamo lanciato un modello di scarpa personalizzabile che vendiamo solo online. Una scarpa che ha una base di tomaia che si personalizza con patch, strappi e velcri, o timbri del mondo. Si può realizzare con pelle di mela, ananas e scarti dell’uva. Una scarpa pensata per i millennial. Si personalizza in tutto, anche nelle scritte, iniziali incluse”.
Sostenibilità, un obbligo anche tra le sneakers?
“Al Micam abbiamo presentato la scarpa con l’etichetta attaccata ‘I was a bottle’, con componenti che nascono dal recupero della plastica delle bottiglie. Fa parte della linea Meline Hybrid. Un messaggio chiaro di attenzione all’ambiente che inseriamo anche sulla soletta con le scritte reuse e recycle”.
Quali sono i mercati di Méliné?
“Per noi la Russia vale poche percentuali di fatturato, il core business restano Europa (Germania, Francia e Belgio), Gran Bretagna e Italia (30%). La crisi in Ucraina, però, ci tocca direttamente per il rincaro delle materie prime e dei trasporti”.
Genitori in azienda, Celeste Fenni il suo futuro è quindi nelle calzature?
Mi piacerebbe continuare il loro lavoro, respiro questo mondo da quando avevo 5 anni. Ricordo la prima fiera in Germania insieme con mio padre. oggi, a 22 anni, mi sto laureando in Beni Culturali a Milano. La parte tecnica l’ho imparata ascoltando i discorsi e scendendo d’estate in fabbrica. Ho imparato a dialogare con i fornitori e a vedere come si costruisce una scarpa. L’università, lo studio, mi permetterà di portare in azienda la cura del colore, il design, lo spunto che nasce dai libri che ogni giorno leggo”.
@raffaelevitali