di Raffaele Vitali
BRUXELLES/FERMO - Mille trattori hanno paralizzato Bruxelles. Dove non sono mancati i momenti di tensione a causa di bombe carta, fumogeni e piccoli falò accesi a pochi metri dal Parlamento europeo. Fumo nero e boati hanno disegnato il cielo stranamente azzurro.
"Questa non è l'Europa che vogliamo. Prezzi ingiusti, terre incolte, cibo sintetico, importazioni sleali e scorrette: ora basta" hanno urlato per ore nelle lingue più diverse: italiano, francese, olandese, spagnolo, portoghese. Tra i manifestanti centinaia di agricoltori aderenti alla Coldiretti. Sono arrivati da mezza Italia, il Piemonte ha organizzato un charter. “Le Marche oggi non sono a Bruxelles, ci siamo divisi i tempi di protesta, ma siamo idealmente con i nostri colleghi di mezza Europa” spiegano dalla sede regionale.
C’erano invece tra gli agricoltori l’eurodeputato Nicola Procaccini, eletto nel centro Italia, e il consigliere regionale marchigiano Andrea Putzu, impegnato all’assemblea Plenari del Comitato delle regioni. Dopo qualche ora, sono scesi in campo i big della Commissione Europea. Alcuni rappresentanti degli agricoltori, infatti, hanno incontrato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il premier belga Alexander De Croo e il premier olandese Mark Rutte.
Le vie limitrofe dell'Europarlamento stamattina si sono svegliate in mezzo ai trattori - la stampa locale ne conta almeno 1.300 - parcheggiati in pieno quartiere europeo, tra rue du Luxembourg, rue Montoyer, rue de Tre'ves, che sfocia proprio nell'Esplanade Solidarnosc, o la grande rue Belliard, importante arteria del traffico della città: tutti assi viari su cui la circolazione è stata chiusa dalla polizia.
A riempire il cielo, invece, uno sventolio di bandiere di associazioni di rappresentanza degli agricoltori, tra cui i palloncini gialli della Coldiretti, e di striscioni che riportavano slogan e appelli. "Say no to despotism", "un guadagno corretto assicura il nostro avvenire", "senza agricoltori non c’è cibo", "basta agli accordi di libero commercio", "la politica liberale dell'Ue è la responsabile", “no farm, no future”.
Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, era in prima linea: “Dobbiamo andare oltre tutta la burocrazia creata in questi anni perché' diventa impossibile per le nostre imprese riuscire a rispettarla e soprattutto comporta l'effetto che le piccole e medie imprese chiudono, cessano l’attività per gli adempimenti cui sono costrette. Nello stesso modo, chiediamo il cambio di alcuni regolamenti, dalla Pac al Green deal, che prevedono ad esempio il fatto che il 4% dei terreni non debba essere coltivato: un assurdo visto che il nostro Paese non è autosufficiente in tante filiere produttive".
Una linea condivisa dal consigliere Putzu: “La nuova Pac non dà garanzie, non permette a chi lavora il terreno in maniera corretta di fare il suo lavoro. Per questo – prosegue Putzu – dobbiamo dare risposte certe, dobbiamo garantire la qualità ai cittadini e il lavoro a chi già bene si comporta. Non è possibile che la Pac diventi un problema e non una risorsa”.
Sono anche altri i dubbi di Prandini: “Si favoriscono le importazioni da Paesi in cui le regole non sono uguali alle nostre, e quindi va applicato il principio di reciprocità anche negli accordi di libero scambio. E poi serve una attenzione a una distonia che c’è tra le attività reali e quello che qualcuno si immagina che dovrebbe essere ma che porta a perdere nel nostro Paese più del 30% di quello che potremmo realizzare se non ci saranno modifiche al regolamento sui fitosanitari".
Sul tema si è espresso anche il Comitato delle Regioni, riunito in plenaria: “È fondamentale garantire la sostenibilità economica delle aziende agricole. Non farlo significherebbe venir meno ai principi fondamentali del Green Deal. Per questo bisogna porre maggiore attenzione sulla gestione della crisi climatica ed energetica e sul loro impatto sociale sulle comunità locali; istituire un sistema europeo per la mappatura dei rischi di eventi meteorologici estremi che poi impattano anche sulle economie; invitare la Commissione europea a fare un uso più efficiente dei fondi di riserva di crisi per aiutare le aziende agricole a superare le difficoltà derivanti dai cambiamenti nell’ambiente in cui operano” spiega il consigliere Caputo.
A presidiare la città cordoni di agenti di polizia, blocchi di ferro con il filo spinato e una cambio radicale alla mobilità, con tanti autobus soppressi e stazioni metro presidiate. “Bisogna capire il momento di tenzione che tanti agricoltori stanno vivendo e riteniamo che sia giunto il momento i quelle risposte che da anni andiamo a chiedere alle nostre stesse istituzioni europee" ha concluso Prandini.
La protesta arriverà lunedì mattina a Porto San Giorgio e Fermo, con i trattori e i camion che si muoveranno a passo duomo lungo la Statale Adriatica. Il consiglio della prefettura di Fermo è di prendere strade alternative per evitare di restare bloccati.