ANCONA - Piccoli, ma determinati. Vogliono contare, i piccoli Comuni delle Marche, nella partita del Recovery Fund. Penalizzati, spesso dimenticati, tanti, martoriati dal terremoto, a restare un passo indietro, proprio non ci pensano. Vogliono esserci e vogliono poter decidere.
Chiedono un patto di sviluppo per le aree interne, per rinascere. La richiesta l’avanza Augusto Curti, il loro coordinatore. Per il quale non c’è tempo da perdere, perché «Il Recovery Fund dovrà essere un’opportunità concreta per le aree interne del centro Italia e per i piccoli Comuni, molti dei quali anche gravemente colpiti dal sisma». Scuole, sanità diffusa, ambiente, lavoro, nuova economia le parole d’ordine per far ripartire i piccoli centri. Difficile, ma non impossibile. A patto di rivedere la gestione delle risorse pubbliche.
«Si tratta di una svolta decisiva che noi amministratori dobbiamo avvertire come responsabilità inderogabile dinanzi ai cambiamenti della vita di tutti i giorni che la pandemia ha imposto», dice Curti. E proprio la pandemia potrebbe dare una seconda chance ai piccoli Comuni, dove i ritmi sono meno forsennati e la vita scorre più lenta. Riorganizzando la priorità – il ragionamento –, sul lungo periodo, si potrebbe invertire la rotta. E la riscoperta dei piccoli borghi potrebbe andare oltre la gita fuori porta della domenica pomeriggio.
«Per questo – spiega Curti –, chiediamo a gran voce al Governo che nel Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), i piccoli Comuni siano protagonisti al pari delle grandi città». Non solo. Siccome da soli, soprattutto a progettare, non si va lontano, mai come adesso c’è bisogno di fare squadra.
«Occorre garantire – chiosa il coordinatore regionali – che le risorse del Recovery Fund possano supportare progetti di reale sviluppo, con ricadute capillari e una fecondità che si rigeneri nel tempo».
f.pas.