AMANDOLA - Quattro anni dopo il sisma del 2016, a che punto sta la ricostruzione? Ma, soprattutto, si può parlare di ricostruzione? “Vi porto con la macchina del tempo all’ultimo decreto o a quello prima o a quello prima ancora. Come regione noi abbiamo sempre ribadito che non accelereremo la ricostruzione in questo modo. E non perché i nostri tecnici non sono bravi, anzi. I nostri dati rispetto alle altre regioni dimostrano che siamo performanti” sottolinea Luca Ceriscioli, presidente della regione Marche e vice commissario alla ricostruzione.
Le sue parole arrivano al termine di una lunga conferenza stampa in cui David Piccinini, capo della protezione civile regionale, lascia il ruolo di ‘soggetto attuatore’ a Silvia Romoli. Una conferenza ricca di numeri, segnata però da quanto ribadisce Ceriscioli: “Bisogna che chi fa le norme primarie vada poi a misurarne l’effetto. Sono disponibile in qualunque momento a spiegare perché e cosa non funziona. Noi stiamo facendo il possibile alla velocità che ci è permessa. Non solo ribadisco, a nome di tutti, che le norme non funzionano, ma ricordo che abbiamo proposto atti migliorativi caduti nel vuoto. Noi siamo consapevoli e convinti che serva una strumentazione diversa, più personale e risorse. O meglio, che ci sia data la possibilità di usarle le risorse, solo così parleremo di ricostruzione emetteremo in secondo piano la messa in sicurezza e la manutenzione” prosegue dicendosi fiducioso del lavoro che sta compiendo il nuovo commissario Giovanni Legnini.
Il governatore è un fiume in piena, come Piccinini poco prima, solo che per il capo della protezione civile il fiume porta numeri di ogni tipo, partendo dai 26.201 marchigiani ancora sfollati. “Per quanto riguarda il Contributo di autonoma sistemazione noi cercheremo di fare in modo che anche chi ha fatto domanda fuori termine, ma che ha ancora tutti i requisiti, possa continuare ad averlo. Insomma che la scadenza attualmente fissata non sia quella perentoria. Chi ha perso i requisiti giustamente non deve avere più il Cas, penso ad esempio a chi è tornato a casa sua” riprende Ceriscioli che ricorda che da inizio emergenza solo per il Cas sono stati spesi 372 milioni di euro e che per mantenerli ne servono 100 all’anno.
Eppure, dalla Regione vogliono essere fiduciosi “se solo ci dessero il ‘Modello Genova’ per tutte le opere pubbliche della ricostruzione. Uno Stato che vorrà spendere 170 miliardi di euro nei prossimi anni (per il post sisma già investiti nelle Marche mille milioni), di cui tanti in investimenti, farà bene ad attrezzarsi anche sul piano delle procedure e delle risorse umane per fare le cose".
Anche perché i danni sono di ogni tipo. “Un esempio? La sorgente di Montemonaco produceva 500 litri a secondo. Dopo il 30 ottobre siamo passati a 250. Un calo mai più recuperato. Emergenza abitativa, assistenza alla popolazione e, ad esempio per l’ascolano, abbiamo ridisegnato l’approvvigionamento idrico: questo è significato intervenire i questi anni”.
I NUMERI
Per far capire la straordinarietà del sisma del centro Italia, Piccinini usa un numero: Sopra 4.5 gradi ci sono stati 21 eventi sismici, a Ischia uno solo da 4.1. e sono ste 100mila le scosse superiori a un grado. Sono 26.201 (dato al primo giugno scorso) le persone sfollate nelle Marche (204 ancora ospitate in hotel) per il sisma del 2016 che causò 299 morti, 51 nella regione, l'evacuazione di 49mila edifici di cui 47.503 inutilizzabili. Le casette realizzate sono 1.942 (dieci ordinate nel 2018 sono in consegna ad Arquata del Tronto), in 75 aree.
Il cratere
I Comuni del cratere danneggiati dopo la scossa del 24 agosto 2016 sono stati 24, ma sono saliti a 85 dopo quella del 30 ottobre e è stata coinvolta una popolazione residente di 362mila abitanti. In tutto i Comuni che hanno subito danni sono stati 163, di cui 78 fuori dal cratere. Nelle Marche il 65% del territorio ad essere interessato dal sisma, rispetto al 17% dell'Abruzzo, e all'11% dell'Umbria e del Lazio.
Vittime e feriti
Le vittime sono state in tutto 299. Di queste 51 ad Arquata del Tronto, 237 ad Amatrice e 11 ad Accumoli. I cittadini feriti per cui è stata necessaria l'ospedalizzazione sono stati 365. Nelle Marche gli edifici danneggiati e verificati sono stati 89.913, 49.084 quelli evacuati. Al momento per il Fermano, i comuni più colpiti sono Montefortino (22esimo posto) con 186 sfollati su 1123 abitanti (16,5%) e poi Smerillo 43 su 352 (12%) e Amandola con 289 su 2513 (8,2%).
I danni
Sedici le strutture temporanee costruite per il culto, 111 quelle per usi pubblici, 13 le strutture socio-sanitarie evacuate di cui 9 delocalizzate. In particolare le Sae sono state installate in 28 Comuni distribuite su 75 aree. In tutto sono 1.942. Prevista la realizzazione di 229 nuovi immobili al posto delle Sae per 35,8 milioni di euro, di questi trenta ad Amandola e dieci a Falerone.
Macerie
La gestione delle macerie è avvenuta in tre siti di depositi temporanei. Le macerie rimosse al 1° marzo 2020 ammontano a 771.651 tonnellate: di queste 389.876 provengono dalla provincia di Ascoli Piceno, 370.191 dalla provincia di Macerata, 11.584 da quella di Fermo.
Zone rosse
Gli interventi per le operazioni di messa in sicurezza per la salvaguardia della pubblica incolumità sono stati 3.252 con una spesa sostenuta al 3 giugno 2020 pari a 99,4 milioni di euro. Per quanto riguarda i beni culturali gli interventi pianificati sono stati 203 per una spesa complessiva di 19,6 milioni di euro di cui 18,2 liquidati. Attualmente sono ancora 26 i Comuni marchigiani con zone rosse nel centro storico. Alcuni hanno avviato perimetrazioni, scelte obbligate per ridisegnare i territori ma che inevitabilmente allungano i tempi.
Spese regionali
Le spese sostenute per l'emergenza dalla Regione Marche ammontano a 417,5 milioni, quella degli Enti locali a 401,3 milioni. Sono state delocalizzate perché' danneggiate 267 attività produttive in 846 moduli per un totale di 10 milioni di euro. A supporto delle attività agricole e zootecniche sono stati consegnati: 121 strutture Marche, 300 stalle tunnel, 59 stalle ex ord 5/2016, 196 fienili e 14 fienili ex ord 5/2016. Circa 12 milioni di euro al 31 maggio 2020 sono stati destinati al Trasporto pubblico locale con nuove linee allestite per l'emergenza. 4.500 sono stati i volontari di Protezione Civile coinvolti nelle operazioni.