di Raffaele Vitali
FERMO - Attenzione, le imprese dei giovani stanno chiudendo. La fotografia scattata da Unioncamere è allarmante ed è emersa durante un incontro al Meeting di Rimini.
In 10 anni l'Italia ha perso un quinto delle imprese guidate da giovani. Le 137mila imprese di under 35 registrate a fine 2021 sono il 20% in meno del 2012 e rappresentano l'8,9% del tessuto produttivo nazionale. A fine 2012, invece, erano l'11,1%.
In questa classifica negativa al primo posto ci sono le Marche, seguite da Abruzzo e Toscana, dove il crollo è del 30%. L’unica regione in controtendenza è il Trentino Alto Adige. Per il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, bisogna allargare lo sguardo. In 30 anni, tra il 2020 e il 2050, stando all’Istat, gli italiani saranno 5,5 milioni in meno.
Inoltre, un numero elevato di nostri connazionali lascia l'Italia per l'estero: nel 2019, 170mila italiani sono andati all'estero e più della metà, 90 mila, erano giovani.
Tutto questo comporta che sempre meno giovani si affaccino sul mercato del lavoro. fino a dieci anni fa, per i giovani avviare una azienda in alcuni settori tradizionali era vista come una opportunità per costruire un progetto lavorativo e di vita (ad esempio le imprese manifatturiere giovanili sono diminuite del 33%), oggi non più anche per effetto delle difficoltà amministrative connesse all’avvio dell’impresa.
Dove i giovani non arretrano è invece nel settore start up, dove Ascoli è regina e su cui Fermo con la nuova Confindustria vuole puntare. “Su quasi 14mila start up innovative, il 15,7% è stato creato da giovani, con una incidenza che è di quasi 7 punti percentuali superiore a quella che la componente giovanile ha sul totale delle imprese” spiega Tripoli.
Gli under 35 puntano sui servizi alle imprese, gli studi di design, il mondo della pubblicità, le attività di ricerca e sviluppo e l’Istruzione. "L`Italia ha costruito la sua forza economica anche sul numero delle imprese, in particolare di piccole dimensioni. La riduzione della base imprenditoriale giovanile non tarderà a produrre i suoi effetti anche sui valori economici complessivi del Paese se non contrastata con efficaci politiche già dagli anni della formazione scolastica".
Interessante da questo punto di vista l’investimento che viene fatto sugli Its a livello nazionale per cercare di indirizzare parte della formazione, riducendo il gap tra domanda e offerta a livello di scuola e lavoro.