MONTEGRANARO – Quale è la situazione della moda italiana? “Siamo di fronte a una catastrofe economica senza precedenti”. Non servono giri di parole Cirillo Marcolin, presidente di Confindustria Moda che rappresenta 67mila imprese e 580mila lavoratori, di fronte ai risultati della seconda Indagine Congiunturale sul «Tessile Moda e Accessorio».
I dati del secondo trimestre del 2020 un settore in forte difficoltà con oltre l'86% delle imprese che ha subito un calo di fatturato nel secondo trimestre superiore al 20%. E per il futuro le cose non promettono bene: la flessione media annua è prevista al -32,5% rispetto al dato 2019, ovvero 30,3 miliardi di euro in meno.
Una indagine a campione su 320 aziende per cogliere l'impatto della pandemia. Tra aprile e giugno il 96% del campione ha accusato una flessione del fatturato e solo il 10% ha contenuto il calo entro il -20%. Sulla base dei risultati aziendali, il fatturato del secondo trimestre è stimato in calo del 39%. Il 93% delle aziende a campione ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali. Nel 54% ha coinvolto l’80% dei dipendenti totali dell'azienda, mentre solo nel 6% dei casi gli addetti coinvolti non superano il 20% del totale. Il 55% ha, peraltro, anticipato la CIG al proprio personale.
Solo il 4% ha registrato ordini invariati o in crescita, mentre il 5% ha contenuto il calo entro il -10%. La restante parte accusa cali superiori e il 20% ha subito un crollo superiore al 70%. La flessione media degli ordinativi risulta pari al -37,3%, mentre nel primo trimestre era stata del -40,5%. Il 76% delle aziende prevede di rivedere al ribasso gli investimenti in programma, in particolare su fiere, impianti, assunzione di personale anche perché il 47% ha una quota di insoluti relativa a merce già consegnata superiore al 20%.
La voce che poi preoccupa in modo particolare il distretto calzaturiero è quella dell’export: secondo il 61%, nessun mercato risulta ripartito. Il 39% segnala invece un certo dinamismo da parte di Germania, Francia, Cina, Corea del Sud, Giappone, Russia. Un esempio Della Valle che ha ripreso a spedire migliaia di scarpe non solo in Cina, ma anche in Turchia e in Grecia, direttamente a clienti e non nei canonici Dos.
Per quanto riguarda la seconda parte dell'anno, il 51% delle aziende a temere una chiusura tra il -20 e il -50%. E un ulteriore 19% teme cali tra il -50 e il -70%. “Rischiamo di perdere pezzi della nostra filiera, unica al mondo. Questa - aggiunge Marcolin - è una stima preliminare, ma gli effetti della pandemia sui bilanci e sull'occupazione saranno devastanti. Siamo il secondo più importante settore manifatturiero in Italia e il primo contributore positivo alla bilancia commerciale. Dobbiamo fare ancor più sistema e insieme ripartire”.
E anche per questo si cerca la miglior formula per settembre, quando Milano tornerà a essere la capitale della Moda con Micam, Lineapelle e Fashion week, tutte concentrate tra il 20 e il 28 settembre. “Siccome abbiamo bisogno di guardare al futuro – conclude Carlo Capasa, presidente della Camera della moda – ci sarà anche la sfilata di Milano Moda Graduate, la manifestazione che valorizza il talento degli studenti delle migliori scuole di moda italiane. Ripartire dai giovani e valorizzare la nostra incredibile filiera ci dà nuova speranza per guardare al futuro”.
Raffaele Vitali
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