FERMO – C’è una parola che sta preoccupando il mondo dell’economia, soprattutto italiana e marchigiana, tanto quanto ‘guerra’ ed è Swift.
“L’arma nucleare finanziaria contro la Russia” la definiscono i vertici dell’Europa. Ma come sempre l’arma può fare danni da una parte e dall’altra. È, di certo, la sanzione più dura verso Putin e il Cremlino, conflitto armato a parte. Sin dall'inizio Boris Johnson e Joe Biden l'hanno sventolata come l'asso nella manica per portare a più miti consigli Vladimir Putin, provocando inizialmente una serie di distinguo tra gli alleati.
LA SCELTA
Gli Stati Uniti e l'Unione Europea, insieme a Gran Bretagna e Canada, hanno deciso di escludere dallo Swift “selezionate banche russe”. Non solo, le potenze occidentali impongono anche sanzioni sulla Banca Centrale russa in modo che le riserve a sua disposizione non siano in grado di attenuare gli effetti delle sanzioni decise. Dovrebbero restare escluse le transazioni per i pagamenti del gas, ma su questo si sta discutendo. Il timore per il mondo della moda, ad esempio, è che si blocchino anche i pagmaneti e di conseguenza gli ordini, togliendo una fetta commerciale e di ricavi fondamentale alle imprese, in primis del distretto marchigiano che è il più esposto in Italia.
COSA È LO SWIFT
Acronimo di Society for worldwide interbank financial telecommunication, Swift costituisce il principale sistema di messaggistica al mondo usato dagli istituti di credito per effettuare transazioni monetarie tra i vari Stati nel modo più sicuro e trasparente, dando quindi a imprese e cittadini uno strumento per far funzionare il commercio internazionale con le maggiori garanzie e nel modo più fluido possibile.
Il sistema nasce come cooperativa nel 1973 in Belgio. Nello specifico, è un grande network informatico al quale aderiscono quasi 11 mila istituzioni finanziarie di oltre 200 nazioni. Non è una banca con capitali e gestione di conti correnti, ma una piattaforma che manda informazioni agli istituti di credito sulle transazioni che si stanno verificando in un determinato momento. Definito il 'gmail' del mondo bancario internazionale, il sistema fornisce a ogni ente finanziario un codice di 8 o 11 caratteri, codice Swift. Con questo, si garantisce che i messaggi generati con un pagamento arrivino - con le dovute certificazioni - al creditore. Il sistema è in grado di generare una media di quasi 40 milioni di messaggi al giorno, che corrispondono ad altrettante operazione finanziarie.
COSA CAMBIA PER LA RUSSIA
L’esclusione provocherà numerose criticità e disfunzioni finanziarie al Paese in quanto le sue entità finanziarie non potrebbero più spedire o ricevere denaro dall'estero. Tuttavia, la misura potrebbe rivelarsi un'arma a doppio taglio.
Il problema è che nello 'stop' potrebbero incappare anche istituzioni finanziarie o banche non russe, come per esempio gli istituti italiani che in Russia sono tra i più esposti d'Europa insieme a quelli di Francia e Austria. E poi, come già annunciato da diversi esponenti del governo di Mosca, gli intermediari finanziari del Paese potrebbero utilizzare strumenti alternativi allo Swift.
Già nel 2014, a seguito dell'invasione della Crimea, alcune banche locali erano state inserite dagli Stati Uniti in una lista nera. La Banca centrale russa sviluppò allora un proprio sistema di pagamento - Mir - che attualmente intermedia circa il 25% di tutte le transazioni nazionali. Ma non solo, è nato anche il System for Transfer of Financial Messages (Spfs) che nel 2021 ha intermediato circa 13 milioni di messaggi tra i più di 400 intermediari finanziari aderenti al sistema (tra cui Unicredit e Deutsche Bank) per un totale pari al 20% dei trasferimenti nazionali.
Nel caso in cui le banche russe fossero disconnesse da Swift il sistema finanziario russo potrebbe appoggiarsi inoltre al sistema di pagamento interbancario transfrontaliero cinese (Cips), gestito dalla People's Bank of China, che ha utenti in oltre cento Paesi.
SUPPORTO CONTINUO ALL’UCRAINA
In una nota congiunta gli alleati “condannano la guerra scelta” da Vladimir Putin e ribadiscono il loro appoggio al governo e alla popolazione ucraina impegnati nell'»eroico sforzo di resistere all'invasione russa”.
La guerra avviata da Putin rappresenta “un assalto alle norme fondamentali internazionali e a quelle che hanno prevalso sin dalla Seconda Guerra Mondiale. Ci assicureremo che questa guerra sia un fallimento strategico per Putin”, prosegue la nota, nella quale i leader occidentali si impegnano a “continuare a imporre costi alla Russia per isolarla ulteriormente dai sistemi finanziari e dalle nostre economie”.
r.vit.