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Guerra ed economia, impatto economico sulle Marche. Fenni: "A rischio imprese e famiglie". Silenzi: "Le scarpe valgono un terzo dell'export"

25 Febbraio 2022

di Raffaele Vitali

FERMO – Guerra ed economia. Il confine non c’è più, soprattutto per chi con Russia e Ucraina lavora da decenni. “Sembra incredibile, ma la guerra è di nuovo protagonista in Europa. Il dramma umano ed etico si somma a quello economico che ci toccherà direttamente. Il nostro settore è molto esposto” esordisce Valentino Fenni, presidente dei calzaturieri di Confindustria Centro Adriatico e vicepresidente nazionale di Assocalzaturifici. Timore condiviso anche dal mondo degli artigiani, come confermano Cna e Confartigianato Marche.

“Il governo Draghi, mentre ragiona su sanzioni e azioni di politica internazionale, non dimentichi che dietro quelle giuste prese di posizione ci sono famiglie che subiranno forse ancora di più dei russi le scelte dell’Europa. Serviranno aiuti” aggiunge subito Fenni.

QUANTO VALGONO RUSSIA E UCRAINA

La Russia è uno dei mercati più importanti per i calzaturieri: 3milioni di paia di scarpe italiane acquistate, per un volume di fatturato di 220 milioni. Rispetto al 2020, la crescita nel 2021 (primi nove mesi) è stata del 9%. L’Ucraina, invece, acquista mediamente 400mila paia per 30miloni di euro, in crescita del 16%. “Questi i numeri italiani, ma per l’Ucraina il nostro distretto è il primo fornitore, praticamente una scarpa su tre arriva dal fermano-maceratese. E così per la Russia, con le Marche al primo posto con il 29,8% di calzature italiane, prezzo medio di 68 euro al paio. La provincia di Fermo è da sempre la prima fornitrice di calzature italiane in Russia, 45 milioni di export (primi nove mesi 2021)” prosegue Fenni.

NON SOLO MODA

Gli scambi commerciali tra Italia e Russia nel 2021 hanno raggiunto i 21,7 miliardi di euro, in crescita del 34,4% rispetto all'anno precedente, dati del centro studi e ricerche di Intesa Sanpaolo. Nell'ambito degli scambi commerciali tra Italia e Russia emerge che le importazioni nel 2021 sono state pari a 14 miliardi di euro, in crescita del 54,5% rispetto all'anno precedente, trainate dai rincari energetici, mentre le esportazioni italiane dirette in Russia hanno segnato un incremento tendenziale dell'8,8%, attestandosi a 7,7 miliardi di euro. L'export non è ancora ritornato sui livelli pre-pandemici del 2019, quando l'Italia aveva venduto alla Russia merci per 7,9 miliardi di euro.

Le esportazioni sono state favorite dall'andamento positivo dei macchinari meccanici (circa due miliardi di euro), che riguardano anche le Marche. Detto del comparto moda, 1,2 miliardi di euro, ci sono i prodotti chimici (654 milioni di euro) che hanno segnato un rialzo del 26,2% mentre i prodotti alimentari (581 milioni di euro), seppur penalizzati ancora dalle precedenti sanzioni, hanno recuperato il 15,2%.

ANNI DI CRISI

“Nel 2013, ultimo anno senza gli effetti delle sanzioni, le esportazioni marchigiane verso la Russia – riprende Paolo Silenzi, Cna Marche - ammontavano a 724,8 milioni di euro. Dopo sette anni sono scese nel 2020 a 273,8 milioni di euro, con un calo del 62,2%”. Considerando che l’Italia ha perso il 34%, si comprende il peso per la regione. “E questo perché siamo più esposti alle ricadute delle sanzioni alla Russia, rispetto al resto d'Italia, perché il sistema moda pesa per il 40,5% di tutto l'export verso il Paese di Putin e solo le calzature rappresentano il 33% di tutte le merci che mandiamo in Russia” aggiunge il direttore di Cna, Otello Gregorini.

NUOVE SANZIONI

“Se verranno bloccati i conti correnti dei russi, chi pagherà le scarpe ordinate? Le aziende erano impegnate nella fase conclusiva di consegna dell’estivo ed erano pronte a riscuotere presentando al contempo la collezione invernali, da consegnare poi a giugno. Il rischio è di perdere di nuovo due stagioni” ribadisce Valentino Fenni. “A soffrire – aggiunge Silenzi - è in particolare il distretto di Fermo. Grazie alla spinta delle calzature, infatti, il 7% dell'export locale è rivolto verso la Russia. Il quadruplo rispetto alla media nazionale, con diverse imprese che fanno proprio in Russia il 30% dei ricavi. Per loro il varo di nuove sanzioni, il loro inasprimento o addirittura il blocco degli scambi commerciali con la Russia sarebbero un disastro e metterebbero a rischio l'intero distretto”.

IL FUTURO

“Abbiamo organizzato una fiera, insieme con la Regione Marche, ad Almaty in Kazakistan (9-11 marzo) ma è chiaro che in queste condizioni aumentano i dubbi. È pianificata quella di Kiev in Ucraina (12-13 aprile), vedremo l’evoluzione. E poi c’è l’Obuv di Mosca, spostato al primo di aprile. Siamo tornati in una fase di incertezza massima per gli operatori. Dopo la grande crisi del 2013 e la pandemia, che accadrà?”. I timori di Fenni sono anche per il Micam: “Tutto il lavoro fatto per aprire le porte ai vaccinati Sputnik potrebbe essere stato inutile, un danno enorme”.

Di fronte a questo scenario l’impatto su imprese e posti di lavoro sarà molto alto: “Lavorare in queste condizioni è difficilissimo, ci sono calzaturifici che in questi due Paesi hanno il 90% del loro business.” conclude il presidente della sezione calzaturieri di Confindustria Centro Adriatico.

APPELLO ALLA PACE

“Come associazione di imprese - conclude Mengoni, presidente Confartigianato Macerata-Fermo-Ascoli Piceno – urliamo a gran voce 'fermatevi’. All’empatia umana si aggiunge l'apprensione, pensando alle inevitabili conseguenze economiche e sociali di questo avvenimento bellico. Stavamo iniziando a ripartire dopo la crisi Covid, che ha gelato i mercati e paralizzato le produzioni.

Abbiamo avuto pochi giorni per sperare in un po’ di serenità e di crescita. Siamo ripiombati giù, pensando al possibile aumento dei prezzi delle commodities, le difficoltà nel reperimento di materi prime e personale e l'aumento dei costi del trasporto via container. Impossibile non citare poi il caro gasolio (oggi già schizzato alle stelle) e la nostra dipendenza energetica".

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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