di Raffaele Vitali
FERMO – Quattro dicembre robottino di fisioterapia a Porto San Giorgio, 27 novembre nuova Tac al Pronto Soccorso, 22 novembre terza dose dai 40 anni in su. Tre date importanti per l’Asur 4 di Fermo, soprattutto l’ultima.
Il direttore generale Roberto Grinta schiera gli assi del sistema sanitario per promuovere la terza dose vaccinale. “La vaccinazione è l’unica arma che abbiamo ed è fondamentale per prevenire i ricoveri, evitare le rianimazioni e quindi ridurre l’impatto sulle persone e sulla sanità”. Per riuscirci lavorano insieme parte ospedaliera e territoriale: “Chi si vaccina compie un gesto d’amore e rispetto per tutta la comunità”.
Si parla di terza dose, ma cosa è? “Noi abbiamo somministrato il vaccino con un calendario a due dosi, mancando studi sulla durata dei vaccini. Anche epatite B e Hpv hanno tre dosi, l’esperienza ha insegnato che la protezione e l’efficacia si allunga nel tempo con la terza dose”. Il direttore del dipartimento prevenzione è chiaro: “Abbiamo una esigenza. Stiamo vedendo che l’adesione alla terza dose è bassa. A oggi siamo al 20% di chi già ha superato i sei mesi dalla seconda dose che si è presentato nei punti vaccinali”.
Anziani, sanitari, docenti e forze dell’ordine possono fare meglio, m poi c’è tutto il resto della popolazione. “Sono 149mila gli utenti dai 12 in su vaccinabili nel Fermano. Sopra gli 80 anni più del 90% è vaccinato, in media abbiamo il 78% di copertura vaccinale. Questi devono tutti fare la terza dose appena passai sei mesi”. Per quanto riguarda gli under 12, manca ancora l’ok di Aifa ed Ema, quando arriverà si inizierà, mentre sono già stati coperti tutti i residenti e il personale delle Rsa gestite dall’Asur.
Partendo da qui, è fondamentale “che ogni singolo sia consapevole che la durata della protezione che la avrà solo con la terza dose. Non parliamo di un optional, ma fa parte del calendario, quindi è una necessità” prosegue Ciarrocchi. Oggi su sedici ricoverati a malattie infettive, 8 vaccinati e 8 no. Se facciamo un calcolo sulla popolazione generale, il vaccinato ha un tasso di ospedalizzazione quattro volte inferiore al vaccinato.
Per raggiugere più persone possibili, il territorio è coinvolto in ogni sua parte: “Noi dobbiamo riuscire a convincere anche i 200mila marchigiani che resistono alla prima dose. Mettiamo in campo brochure e manifesti, oltre a centri vaccinali ed equipe territoriali di medici di medicina generale” riprende Licio Livini, direttore del distretto unico.
Il timore per la quarta ondata è alto. “Non dobbiamo far andare in saturazione le strutture ospedaliere, abbiamo un tasso di incidenza alte. Situazioni che preoccupano, speriamo di aver fatto tesoro delle esperienze passate. Non improvvisiamo risposte, individuiamo luoghi e situazioni strutturate” prosegue Livini, anche se Grinta ribadisce, in linea con il governatore Francesco Acquaroli, “che nelle Marche è tutto sotto controllo, come al Murri”.
IL dg poi aggiunge: “Noi stiamo pianificando le azioni, da lunedì campagna vaccinale aperta per gli over 40 nella scuola Mancini (8-19)”. Supporto chiave restano i medici di famiglia. anche qui un numero, quello di Paolo Misericordia: “Tra i pazienti vaccinati dai medici di famiglia, un quarto sono stati coinvolti a Fermo, pur rappresentando un decimo a livello regionale. Sarebbe utile riaprire i punti vaccinali sul territorio. Da una ricognizione fatta, sappiamo che i medici sono pronti a usarli. Dobbiamo ripristinare la capillarità. Basta con i piani B, con i palliativi come i monoclonali: la soluzione è solo il vaccino, la terza dose va imposta”.
Al primario di Malattie Infettive, Giorgio Amadio, le conclusioni, essendo quello che di fondo impatta di più sulla gestione sanitaria del Covid: “Scelgo di parlare con i numeri, per far capire cosa ha fatto la vaccinazione. Un anno fa a ottobre avevo avuto 88 ricoveri per Covid, quest’anno una ventina. A novembre 74 pazienti, quest’anno ne ho 14. Questo non grazie al virus più buono, anzi dove non c’è vaccinazione il virus colpisce, ma grazie al vaccino”. E anche per lui il tema della terza dose: La medicina è una scienza di apprendimento ed esperienza, di intuito. Sappiamo da chi ci ha preceduto con la terza dose, vedi Israele, che è determinante: -93% ospedalizzazioni, -81% decessi, -92% i casi gravi. La soluzione è sempre prevenire, non curare e quindi il vaccino, che non è perfetto, non copre il 100% ma evita di certo la gravità”.
La sanità non vuole tornare indietro: “L’esperienza – riprende Grinta - è importante, come ha detto Livini, ma questa volta rispetto alle volte precedenti l’intensità del virus è 8 volte inferiore”. Un anno fa si lavorava solo per il Covid: “Tanti morti per prestazioni rinviate. Non possiamo permetterci nuove chiusure. Ricordiamo che attraverso l’Rna messaggero noi stimoliamo l’antigene proteico che produce anticorpi. È il meccanismo di ogni vaccinazione. In media, soprattutto negli anziani, dopo sei mesi gli anticorpi crollano. Quindi con il calendario tre dosi permette un’immunizzazione corretta e duratura” la chiosa finale di Ciarrocchi e Amadio.