FERMO – Non solo green pass obbligatorio, c’è anche la fine dello smart working. Che scatterebbe oggi ma sarà operativo dal primo novembre. Due questioni chiave per i lavoratori, ma anche per il sistema economico in generale.
GREEN PASS
Le aziende non hanno avuto particolari problemi, in fin dei conti la norma prevede la verifica del 20% dei dipendenti, anche se oggi quasi tutti hanno scelto il controllo totale. La percentuale ‘tutela’ il datore di lavoro, che potrebbe tranquillamente non verificare il lavoratore senza green pass, ma poi a rischiare, in caso di controlli esterni, sarebbe proprio il lavoratore, per essersi presentato senza certificato.
Tensione, per qualche ora, stamattina al porto di Ancona, ma di fondo non ci sono stati blocchi di rilievo. I manifestanti, circa duecento, hanno poi raggiunto la prefettura. Idem a Pesaro, con un centinaio di manifestanti ‘no green pass’ che non hanno creato particolari problemi. Situazione Tranquilla nel Fermano, dove le aziende calzaturiere si erano dotate di verificatori all’ingresso. Nel pubblico, dipendenti controllati anche dai dirigenti, come scelto dalla Provincia.
Ad aiutare il clima è stata anche il sistema sanitario e in particolare quello delle farmacie e dei laboratori privati hanno coperto molto bene i picchi di richieste di tamponi e le file sono state limitate e di breve durata. Importante poi il supporto offerto dai sindacati e dalle due principali organizzazioni datoriali, Confindustria e Cna, che hanno spiegato a lavoratori e imprenditori come muoversi.
FINE SMART WORKING
La Coldiretti ha calcolato che avrà un impatto importante sula rivitalizzazione dei centri urbani e quindi sui consumi. “La crescita degli incassi prevista è del 30% in bar, paninoteche e ristoranti”.
A oggi, il lavoro da casa ha coinvolto più di tre milioni di dipendenti pubblici di 30 mila amministrazioni. Numeri che coinvolgono 360 mila locali della ristorazione, 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole lungo la filiera impegnate a garantire le forniture a questo mondo di lavoratori.
“Il ritorno alla normalità è destinato ad avere riflessi positivi sull'efficienza della pubblica amministrazione e sui servizi alle imprese e alle persone ma anche un impatto a cascata sull'intero sistema agroalimentare nazionale. Per mangiare fuori casa è destinato oltre 1/3 del totale dei consumi alimentari delle famiglie italiane ma nel 2020 si è dimezzato (-48%) il fatturato della ristorazione” ribadisce la Coldiretti che ha analizzato i dati Ismea.
r.vit.