di Raffaele Vitali
ASCOLI PICENO - “Uomo d’altri tempi, ma mai fuori tempo”. In queste parole di Marco Fioravanti, sindaco di Ascoli, c’è tutto Carlo Mazzone. L’allenatore romano diventato piceno se ne è andato a 86 anni. “Da Ascoli non se ne andrà mai. È arrivato il 17 novembre del 1962, era un mondo diverso. Se ne va oggi dopo averci fatto amare lo sport e le sfide che la vita ci mette davanti, usando il sorriso e la battuta pronta”. Il sindaco Fioravanti ha proclamato il lutto cittadino, Ascoli ha aderito senza esitare.
“Oggi attraverserà di nuovo quella piazza che lo accolse. Sarà nostro compito mantenere viva la sua memoria”. Chiesa di San Francesco gremita, strade attorno piene di gente, nessuno è voluto mancare. I figli Sabrina e Massimo, la moglie Maria Pia, e i nipoti Vanessa, Alessio e Iole seduti in prima fila hanno abbracciato centinaia di persone. Ma in migliaia avrebbero voluto sedersi al loro fianco.
Ancora di più dopo le parole della nipote: “Mai avrei pensato di vivere questo giorno, grazie per esserci stati accanto, sapevamo quanto volevate bene al nonno. Ora lui gioca una partita eterna, con Dio e di sicuro con il suo presidente Rozzi” racconta con la voce piena di lacrime.
“Un allenatore per tante squadre, in ogni parte d’Italia ci raccontavano aneddoti. Ma lui prima cosa è stato l’allenatore della nostra famiglia, scegliendo come capitano una donna fortissima, nostra nonna. Ha sempre professato famiglia e calcio. Non è stato mai un lunedì non a casa con noi, si pranzava insieme e si ripartiva. Ma se si era perso, si stava zitti. Ma se aveva vinto, libertà per tutti. Eravamo proprio una squadra”.
Sono tanti i ricordi. Il nipote ricorda che gli diceva sempre di ‘essere forti e gagliardi, educati e rispettosi’. “Ha vinto molto di più di chi ha vinto” riprende Serse Cosmi mandando un messaggio a chi dice ’è un grande, ma cosa ha vinto?’.
Una messa lunga, lunghissima, resa ricca anche dalle parole di don Piero Coccia, che dei Mazzone è amico. “Quando dicevo sono vescovo di Pesaro, mi parlavano della Scavolini o delle cucine, ma quando poi aggiungevo che vengo da Ascoli, tutti, ma proprio tutti, mi dicevano tre cose: Ascoli Calcio, Rozzi e Mazzone. E questo perché Carlo era un uomo speciale, unico. è stato un maestro di onestà, di libertà, di laboriosità. È stato un dono per noi tutti e attraverso lui il Signore ci ha fatto capire molte cose. Non aveva scheletri nell'armadio e il suo modo di essere stato libero e onesto deve essere un esempio”.
'Coriaceo di nascita, ascolano per scelta' è il testo di un lungo striscione dedicato a Mazzone dai tifosi fuori dalla chiesa. Una volta ritiratosi dal calcio giocato, dopo un infortunio rimediato proprio con la maglia della squadra del capoluogo marchigiano, rimase ad Ascoli. Tutta la città avrebbe voluto tributare il proprio maggio all'ex tecnico di Ascoli, Roma, Bologna, Brescia, ma considerata appunto la grande affluenza, è stato installato un maxi schermo in Piazza del Popolo.
Il mondo del calcio era rappresentato dalla delegazione giovanile della Roma, con loro anche i due ex giallorossi Vincent Candela e Alessio Scarchilli, dalla squadra dell'Ascoli, e poi ancora Serse Cosmi, Walter Novellino, Alessandro Calori, Gianluca Pagliuca, Giovanni Galli, Roberto Muzzi. Proprio ieri a casa Mazzone è arrivata anche la chiamata di Roberto Baggio. Anche il presidente della regione, Francesco Acquaroli, non è voluto mancare. E così le onorevoli Latini e Albano insieme con l’assessore regionale Antonini e tutta la giunta comunale.
"Carletto uno di noi" e "Carletto grazie di tutto". Lunghissimo l'applauso all'arrivo del feretro di Mazzone: sulla bara sciarpe e maglie delle squadre che ha allenato, tra cui quella del Brescia, del Perugia e ovviamente dell’Ascoli. “Mazzone – ha concluso Coccia prima che la bara attraversasse la piazza tra i cori dei tifosi - ai suoi giocatori amava spiegare che la vita è come il pallone che prima si gonfia e poi si sgonfia, ha insegnato loro che era ed è fondamentale mantenere l'umiltà”.