FERMO – Non sono solo i dipendenti a dire no alla vendita dei beni della Steat, incluso il parco di Monte Cacciù. Si mobilitano anche gli ambientalisti. “I terreni di quell’area a quanto ci risulta, dovrebbero essere stati donati da una famiglia locale con l'intento di contribuire alla sua sopravvivenza, ma l'allora provincia di Ascoli Piceno decise anni fa di cedere la proprietà durante una operazione di ricapitalizzazione dell'azienda Steat. L'attuale dirigenza, in sfregio di ogni valore di riconoscenza, di memoria storica, ma soprattutto di sensibilità ambientalista, starebbe pensando di svendere l'area ad un prezzo di circa la metà del valore stimato di 750.000 euro” sottolineano le associazioni ambientaliste.
Il NO è netto: “Negli anni l'area avrebbe dovuto subire un percorso di valorizzazione naturalistica volta a renderla fruibile per scopi ricreativi, creandovi un parco anche in quella parte lasciata nel più completo degrado, oltre a quella che invece è stata piantumata e gestita dalla Steat. Un’area del genere è pubblica e dovrebbe restare pubblica, ma soprattutto non ha bisogno di quasi nessun investimento per essere resa bella e fruibile, basterebbe una bella pulizia, delle strutture di recinzione e di accesso non veicolare”.
Amarezza nelle parole, anche pensando all’inaugurazione di pochi anni fa davanti allo stesso Prefetto di quello che doveva diventare “il più bel parco verde urbano di Fermo e di tutto il circondario”.
Gli ambientalisti sperano in un sussulto della popolazione “di fronte a queste pessime strategie locali. Siamo pronti a protestare in tutti i modi possibili e cercheremo di fermare questo disastro”.