di Raffaele Vitali
MONTE URANO – Una fotografia sull’economia delle Marche, e il calzaturiero in particolare, la scatta chi le merci pregiate, e soprattutto le persone, le muove da un angolo all’altro dell’Italia. Enrico Gismondi guida la Nero Servizi di Monte Urano, azienda di trasporti e logistica di alto livello.
Su di lui, due enormi macigni: il caro carburante e la riduzione dei viaggi delle persone. Eppure, resiste e soprattutto ha scelto di non ‘colpire’ il cliente per recuperare quanto il sistema gli toglie.
Gismondi, partiamo dal caro carburante. Quanto pesa?
“L’aumento è del 100% abbondante per ogni pieno. E questo in meno di un anno”.
Ha pensato di cambiare i suoi mezzi con quelli elettrici?
“Non abbiamo ancora scelto l’elettrico, per il nostro lavoro non è utilizzabile. I tempi di percorrenza si allungherebbero troppo, non c’è autonomia. Per questo, avendo 28 mezzi, pesa molto sull’azienda”.
Quanti chilometri l’anno percorre?
“Veniamo dal dopo Covid, ma superiamo i 2milioni all’anno di chilometri in tempi normali. L’ultimo anno 1milione e cento, il 2020 ancora meno. Diciamo che l’ultimo periodo aveva dato segnali positivi, soprattutto da maggio a novembre, poi siamo ripiombati nel bocco”.
Questo aumento come si ripercuote sul cliente?
“Per decisione aziendale non lo abbiamo fatto ricadere sul cliente”.
Lavora in perdita?
“Lavoriamo anche in funzione della situazione generale, noi vogliamo far girare i mezzi. Non possiamo disabituare il nostro cliente. Se vogliamo, il nostro è un auto finanziamento. Anche per il Micam, nessun sovraccarico. E così sarà anche per Bit e Vinitaly”.
Capitolo fiere. Il suo servizio è sempre stato un riferimento. È richiesto?
“Lineapelle non è stata ai livelli precedenti, ma ci ha portato più prenotazioni del previsto. La differenza tra pre Covid e oggi è di uno a tre, un calo di due terzi del mercato. Il Micam? Per ora il rapporto è 1-4, da 12 macchine a tre che partono ogni giorno. La gente resta ancora a casa”.
Ma sta pensando a una protesta, come altri nel suo settore?
“Ritengo che sia una speculazione finanziaria, quindi in qualche mese rientrerà. Un conto è il gas, un altro il petrolio per quanto riguarda la guerra in Ucraina”.
Tornando all’elettrico, cosa potrebbe portare a un’azienda come la sua?
“Nella breve percorrenza si potrebbe anche investire. Ma è estremamente costoso. Parliamo di transizione ecologica, ma chi la paga? Il cittadino. Il costo di un mezzo elettrico equivale a tre normali. E soprattutto non c’è una clientela così sensibile e attenta. Tolto un po’ il mondo giovanile”.
Gismondi, ma come fa ad andare avanti?
“La mia è un’azienda familiare con autisti a chiamata, stringiamo i denti”.
Ci sono settori che vanno meglio di altri collegati al suo lavoro?
“A noi ci hanno tenuto in vita i grandi marchi, lavoro con aziende che producono per i brand. Spesso noi gestiamo ospiti e consegne urgenti, che sia un campione o una maglia”.
Sta cominciando a diversificare il business, dalle calzature a cosa?
“Sono partito dal calzaturiero, ma era necessario allargarsi. A cominciare dal food &wine. Ma ogni settore ha le sue lacune”.
Cosa le fa dire che riprenderà a correre, rispettando i limiti, come prima?
“La fiducia è totale, credo che la mobilità continuerà a essere un elemento chiave, soprattutto in vista di uno sviluppo turistico integrato a livello regionale. Questo è sicuro al 100%. Ma servono politiche di incoming vincenti e magari nell’immediato dei ristori per aiutare un settore come il mio penalizzato da tanti fattori”.
La priorità per l’incoming quale è?
“L’aeroporto delle Marche è fondamentale, ma poi deve esserci l’Ncc che collega l’ultimo miglio. E ci sarebbe il treno. Non sono una concorrenza al mio mondo. Noi stiamo lavorando con altre realtà come la mia per dare un servizio sul last mile e lo faremo con un’applicazione. Un collegamento funzionale. E poi c’è la realtà delle navette che noi oggi facciamo per le fiere, ma stiamo pensando di allargarle su Milano e Roma. Un car pooling di qualità”.