di Raffaele Vitali
MONTEGRANARO - Roberto Botticelli è stato uno dei primi a capire che il mondo delle sneakers di lusso, ovvero fatte con materiali di prima qualità, avesse un posto importante nel mercato mondiale. “Nel 1998 le prime sneakers da città le producevamo io e Paciotti. Oggi le fanno tutti, ma sono pochi i casi come McQueen con 1.5milioni di paia”.
Oggi, sempre partendo da Montegranaro, raggiunge angoli per altri imprenditori sconosciuti. Pur mantenendo il 50% del proprio fatturato in Italia.
“Turchia, Nigeria e Sudafrica son mondi che apprezzano il Made in Italy. Soprattutto nel paese di Mandela, dove abbiamo negozi in franchising e siamo protagonisti da vent’anni. Nelle principali città, cercano un prodotto di qualità. Un classico ma sportivo” spiega l’imprenditore che da anni è diventato anche un gallerista di qualità, portando la sua passione per il bello e ben fatto nel mondo dei quadri. “La mia giornata? In fabbrica dal mattino alle 16,30, poi mi sposto in galleria, del resto ormai è una delle più importanti del centro Italia”.
L’Africa per lui è stata davvero una scoperta: “Con i soldi sono in pochi, ma quelli che ce li hanno comprano in maniera stabile e capiscono il prezzo”. Il mondo Botticelli nei decenni è cambiato, prima faceva tutto internamente, oggi ha mantenuto il cuore pulsante nel Fermano, con 14 dipendenti, ma produce dove serve.
“Per lo più ci affidiamo ad aziende marchigiane, ma abbiamo anche realtà in giro per l’Italia che lavorano per noi. È stata una scelta ponderata, il calo delle vendite ha inciso e così abbiamo rivisto il nostro nodello di business. Ho preferito quattro anni fa esternalizzare la produzione piuttosto che andare a fare scarpe in Cina. Personalmente mi occupo del campionario insieme con il modellista”.
Il mercato, del resto, è cambiato: “Prima ti dicevano bravissimo come prendevano una scarpa in mano, oggi invece i più cercano il prezzo. Ma a me piace la qualità e continuo a investirci”. Il timore, in vista dei prossimi mesi, viene dal mercato del nord Europa, che è stato un po’ freddo anche al Micam dove si sono visti pochi buyer. “L’Italia continua a reggere, perché ci sono negozi di qualità che sanno vendere i prodotti fatti bene. Altrimenti di per sé l’italiano medio è esterofilo. Se deve comperare una sneakers quasi sicuramente sceglie il brand straniero”.
Lui, che per una vita è stato un piccolo passo dietro le griffe, non teme la ‘calata’ nel distretto, anzi. “Possono solo fare bene. Non ci sono alternative, anche perché Toscana e Veneto non sono in grado di garantire la nostra capacità manifatturiera”.
Questo per Botticelli dovrebbe far riflettere anche i giovani: “Il lavoro c’è ed è pure buono. Tra l’altro – conclude l’imprenditore calzaturiero – sono proprio le griffe a confermalo: siamo un distretto affidabile. Quindi che garantisce il futuro”.