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Giapponesi, americani e russi, il Pitti dà speranza ai calzaturieri e detta la linea: la moda è genderless e timeless

13 Gennaio 2023

di Raffaele Vitali

FERMO – Cosa si riporta a casa un visitatore del Pitti Uomo? Oltre all’immagine dei padiglioni pieni di persone, di imprenditori impegnati a spiegare collezioni e firmare delle pre bolle di ordine, ha capito qualcosa in più sule prospettive future della moda.

Timeless, genderless, seasonless. Tre parole di matrice inglese per un salone internazionale che vuole guidare il mondo del fashion. Senza tempo, senza genere, senza stagione. Il less racchiude il tema della moda fluida, per capi che non vogliono essere definiti in comparti prestabiliti: niente stagione, vestibilità unisex. Anche per questo ha fatto centro la linea sportiva di Franceschetti, re indiscusso del cuoio, che con le sue linguette intercambiabili e le linee moderne ha intercettato una nuova fascia di clienti.

C’è sempre più connessione tra street wear e classici reinventati e riprodotti nella loro canonica bellezza. Sono diversi i brand che puntano su capi polivalenti, outfit da utilizzare 365 giorni, anche come riflesso di una corretta consapevolezza etica.

L'idea è quella di spingere i consumatori a scegliere con cura gli abiti, saperli mixare e tramandare, allontanare il dato effimero del fast fashion per un'opzione eco-sostenibile. Pantanetti, imprenditore calzaturiero di Montegranaro, lo ammette: “Il nostro problema, che in realtà è la forza, è che le scarpe che produciamo durano troppo. Ma il bello e ben fatto non può essere poco resistente”.

Girando è evidente l’attenzione all’ambiente. Non solo negli slogan scelti dal Pitti stesso o da ogni azienda, ma anche dai materiali usati: capi in cotone e lane bio, realizzati in laboratori certificati Global organic textile standard, colorati con tinture atossiche e protetti da imballaggi compostabili. Filati in purezza ottenuti da allevamenti certificati e privi di trattamenti chimici, pigmenti da agricoltura biologica o autoprodotti. Tanti fanno quello che Fessura, altro brand veregrense, ha iniziato da anni: per ogni articolo venduto viene piantato un albero.

Tutto questo è stato premiato dai visitatori, 14mila nei quattro giorni di salone, giunto alla 103esima edizione. Gli 800 brand sono stati così visitati da compratori da ogni parte del mondo, gli italiani sono stati il doppio degli stranieri. “I primi 10 mercati esteri più presenti a questa edizione sono: Germania (siamo già a oltre 500 compratori tedeschi), Olanda, Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti, Spagna, Turchia, Svizzera, Giappone e Belgio” spiegano gli organizzatori.

La notizia, come anticipato da Gianni Giannini, è il ritorno dei giapponesi, ben 180 i buyer registrati. A questi si aggiungono 130 coreani, rispetto ai 5 del gennaio 2022. E tanto altro oriente con Taiwan, Singapore e Tailandia, paesi che all’ultima edizione invernale erano stati quasi assenti.

Giapponesi protagonisti anche come produttori con scarpe che sembrano fatte in Italia per accuratezza di dettagli, come quelle di Kanpekina, che ha ripreso la lavorazione Goodyear perché dimenticata dal bel Paese e che invece piace nel mondo, o con design innovativo che piace agli americani come fa Numero Uno, con Ittetsu Jack Oyama, che la pelle la colora usando té verde, bucce d'uva o riso.

Bene la Scandinavia con 214 buyer, mentre furono 60 l’anno scorso. E così il blocco Azerbaijan - Uzbekistan - Kazakistan con 43 visitatori. C’è chi ha visto anche i russi, più che altro hanno comprato, quindi pochi ma buoni.

La speranza ora è che la conferma di questa voglia di normalità arrivi dal Micam, dove i calzaturieri del distretto fermano si giocano una fetta del loro futuro.

@raffaelevitali

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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