di Raffaele Vitali
FERMO – “Piuttosto che fare danni, fateci fare da soli”. Questa è una delle frasi che Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, ama ripetere spesso. E questo ha ridetto dal palco del teatro dell’Aquila di Fermo dove ha chiuso l’assemblea del presidente Fabrizio Luciani.
Il numero uno degli industriali, dialogando con il giornalista Roberto Tallei, ha acceso un faro sull’intelligenza artificiale, allargando però il significato, visto che la considera parte di quella che chiama quinta rivoluzione industriale.
“Stiamo vivendo un momento di trasformazione dei processi produttivi a livello mondiale che avranno grandi impatti. Una rivoluzione - ha spiegato Bonomi - che è la somma delle quattro precedenti”.
Una rivoluzione che, come le precedenti, si basa per Bonomi su tre ‘i’: “Sono indistinte, colpiscono tutti; sono irreversibili, non si torna indietro dalla transizione digitale, green dalle quali non torneremo indietro; ma la cosa più importante è che sono imprevedibili”.
Per questo bisogna essere pronti: “Questa rivoluzione che stiamo attraversando non sappiamo ancora dove ci porterà. Quello che stiamo cercando di chiedere a tutti in Italia è un nuovo metodo di lavoro - ha detto ancora il presidente -. Ci dobbiamo sedere attorno a un tavolo e ragionare tutti dove vogliamo andare, cercando di guidare questa rivoluzione senza fare morti e feriti, ma cercando di costruire un futuro per le giovani generazioni”.
Per farlo ci sono di certo i fondi del Pnrr: “Con l'annuncio che parte di queste nuove risorse verranno dedicate allo stimolo agli investimenti si va nella giusta direzione. Sulla manovra finanziaria Confindustria, facendo sempre un ragionamento nel merito e non politico - ha spiegato - aveva detto che era ragionevole per le famiglie a basso reddito, ma incompleta sul lato dell'offerta, visto che per il settore delle imprese dava solo il 9% della manovra stessa e soprattutto non c'era lo stimolo agli investimenti. Oggi - ha aggiunto - con il fatto che sono stati trovati gli accordi sulla modifica di 144 obiettivi su 295 del Pnrr e con l'annuncio che parte di queste nuove risorse saranno dedicate agli investimenti si va nella giusta direzione”.
Stimolato dal giornalista che ha passato anni a Bruxelles come corrispondente, Bonomi si lascia andare ad analisi approfondite sul ruolo della Germania e anche della presidente della Bce, Lagarde: “Per la Lagarde, devo dire che la comunicazione non è il suo forte. Dire ai mercati che non è detto che non continueremo ad aumentare i tassi, sicuramente non li ha messi di buon umore. Noi ci aspettiamo una politica monetaria della Bce che non sia una politica monetaria tedesca, ma europea”.
E sulla Germania, primo mercato per l’export dell’economia di Fermo seppur in fase di rallentamento, Bonomi non si è certo risparmiato: “Se mi preoccupa? Se la Germania piange, l’Italia non ride. Ma siamo sicuri che quello che faceva la Merkel andava bene? Ha fatto tre errori: ha ceduto la tecnologia alla Cina, l’energia alla Russia e la difesa agli Usa. Tre grandi errori che stiamo pagando e a cui stiamo ponendo rimedio. Il rallentamento tedesco è dovuto a commercio e servizi, meno all’industria. Per questo ci preoccupa un po’ meno (ma preoccupa i calzaturieri, ndr), ma è evidente che l’industria tedesca è più vulnerabile di quel che si pensasse”.
Quello che Bonomi chiede, anche alla politica, è di riflettere quando prende decisioni magari in Europa vota senza senso, vedi alcune decisioni ‘green’. “Si parla tanto di sostenibilità ambientale? Ma va abbinata a quella sociale ed economica. Cosa è sostenibile? Le batterie usano litio che 400mila bambini scavano ogni giorno in Congo. È sostenibile? Per i miei parametri no, per le banche e la finanza sì. Si parla di implementare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ma le autorizzazioni? Se ci diamo obiettivi, facciamo in modo che siano raggiungibili. Senza farci male da soli, visto che in pochi lo sanno ma l’Italia è la seconda nazionale al mondo per export di prodotti green, quindi smettiamo di farci raccontare come se fossimo quelli che sporcano”.