SANT’ELPIDIO A MARE – Ne ha fatta un questione di principio Elisabetta Pieragostini: il gender gap va superato. Per questo quando può fa, quando riesce spiega, quando deve agisce. Come nel caso del convengo al teatro dell’aquila sulla ‘parità di genere nel mercato del lavoro’.
Parlare di gender equality fa sempre discutere, c’è ancora una fetta di mondo, dominante, che pensa non sia necessario., tra di loro, però, non c’è l’imprenditrice che ha trasformato il suolificio di famiglia in una impresa moderna che guarda ala parità e al benessere interno.
Nella classifica del Global Gender Gap Index di luglio 2024 che misura il divario di genere in termini di partecipazione economica e politica, salute e livello di istruzione, l'Italia con un punteggio di 0,703 su 1, si posiziona all'ottantasettesimo posto a livello internazionale, otto posizioni rispetto all'anno precedente. Un dato che durante il convegno è merso bene, anche perché a livello europeo ci sono solo tre paesi che fanno peggio: Ungheria, Repubblica Ceca e Turchia. “Un rallentamento significativo nelle politiche volte alla riduzione del gender gap. Meglio va a livello regionale, dove le Marche si stanno muovendo” precisa.
"La Uni pdr 125 è lo strumento più avanzato tra le policy operative per l' inclusione e la parità tra uomini e donne in ambito lavorativo. Si tratta di una leva di cambiamento culturale decisivo. Uno strumento che sta funzionando visto che - spiega la ceo di Dami. “In poco tempo sono 4000 le aziende certificate in Italia e Dami è stata tra le prime nelle Marche” aggiunge Stefano Sibillo Vicepresidente Uni.
“A giugno 2024 i siti marchigiani certificati sono 77. Nel 2023 erano 41. Parliamo di aziende con sede operativa nelle Marche. Si tratta di un +87,8 % rispetto al dato precedente destinato a crescere sensibilmente a seguito di un bando mirato di Unioncamere” ribadisce Daniele Lucchetti di Bureau Veritas, ente certificatore.
Un messaggio di speranza quindi, confermato dai relatori della tavola rotonda tra cui Lardini Spa, con Nicola Pieroni, e Del Papa srl, con Elisa Formentini. “Le aree su cui si basano i coefficienti KPI (indicatore che misura l'efficacia con cui un'impresa sta raggiungendo gli obiettivi aziendali principali in ottica anti-gender gap) sono diversi e di peso differente: cultura e strategia (15%); governance (15%); processi HR (10%); opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda (20%); equità remunerativa per genere (20%); tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro (20%)" la chiosa finale della Pieragostini he su questa strada non ha alcuna intenzione di fermarsi.
Anche perché, dato che emerge da un altro rilevatore, l’European Institute for Gender Equality (EIGE) con dati aggiornati a ottobre 2023, “uno degli aspetti più rilevanti del divario di genere nell’istruzione è che donne e uomini non studiano le stesse discipline. La quota di lauree STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) tra le donne è la metà di quella tra gli uomini laureati.
Questo divario nei percorsi di studio si traduce in un gap occupazionale futuro, poiché il tasso di occupazione dei laureati in discipline umanistiche e dei servizi è mediamente del 75,9%, contro l’81,7% dei laureati in discipline socio-economiche e giuridiche, l’85,3% delle discipline Stem e l’88,6% dell’area medico-sanitaria e farmaceutica. Inoltre, le rilevazioni Istat dimostrano che il divario occupazionale di genere si osserva anche all’interno della stessa area”.
Accade in fatti che una donna specializzata in campo scientifico ha meno probabilità di trovare un lavoro rispetto ad un uomo con la stessa formazione. “In altre parole, una donna che sfida gli stereotipi scegliendo un percorso di studi considerato maschile si ritrova a subire comunque pregiudizi di genere una volta entrata sul mercato del lavoro. Questo fenomeno alimenta il circolo vizioso dell’auto-esclusione delle donne da settori tradizionalmente maschili, dove risiedono le migliori opportunità professionali, retributive e di carriera” la chiosa dello studio.