FIRENZE – Stand al Pitti, padiglione centrale con angolo sul corridoio, uno di quelli che danno visibilità. Da sempre Franceschetti, l’azienda di Montegranaro con più di 100 anni di storia, è simbolo di eleganza, classicità, cuoio e hand made. “Ma bisogna sapersi innovare, evolvere, capire che il mercato, anche di alto livello legato al classico, ha bisogno di qualcosa di diverso” spiega Arturo Venanzi.
I giorni del Pitti sono stati caratterizzati da incontri con buyer principalmente europei, dalla Germania alla Francia: “Sono mancati gli asiatici e gli americani, ma si sono visti diversi russi. Che spesso si dimentica, ma sono i buyer più organizzati. Pianificano ogni movimento e sanno esattamente ormai cosa vogliono” prosegue. Il salone della moda è stato l’inizio di una nuova campagna vendite: “Oggi siamo già a Milano, con appuntamenti fissati allo showroom”. Ma intanto lo stand a Firenze è stato usato al meglio.
A colpire l’occhio è una collezione, diversa dal solito: “Una prima innovazione nel suo mondo Franceschetti è la scarpa classica con fondo running. Un primo step non semplice, perché ‘ricollocare’ l’immagine quando si è caratterizzati è complicato. Abbiamo quindi puntato sulla capacità di ricerca interna” prosegue.
È nato così il mocassino stretch con elastico e pelle morbida, che si piega con le mani e ha una suola leggera e accattivante. “A questo abbiamo aggiunto una serie di colori che vanno oltre il classico, incluso l’azzurro”.
Merito dell’evoluzione è anche dei giovani entrati in azienda, la quarta generazione, i nipoti. “Stefania e Andrea hanno portato innovazione nel marketing e nello stile. Due figure importanti che hanno saputo dare lo spunto all’azienda. Certo, poi vanno guidati. Ma per andare oltre la nostra normale etichettatura le nuove linee ci hanno messo sulla buona strada” ribadisce Venanzi.
Raffaele Vitali