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Franceschetti al Pitti: "Cuoio e solette intercambiabili. Niente russi? Il vero problema è per gli showroom"

11 Gennaio 2022

di Raffaele Vitali

FIRENZE – Arturo Venanzi, numero uno del calzaturificio Franceschetti, con la sua giacca principe di Galles è immancabile al Pitti Uomo. “Esserci, sempre”. Pur con mille dubbi, pur con la “mazzata del blocco dei buyer russi”. Pure dopo che il big Brunello Cucinelli ha detto ‘no’ spingendo l’organizzazione del Pitti a trasformare il suo immenso spazio da stand a installazione. Tra l’altro ben fatta. “Quando abbiamo prenotato il Pitti, la speranza era di ripartenza, di una fiera di rinascita e sviluppo, poi come spesso è accaduto durante questo lungo periodo pandemico, tutto cambia in fretta”.

Non la qualità dei prodotti. Ci sono le immancabili calzature in cuoi, le più classiche. E poi la linea lanciata pochi mesi fa al Micam, la T-Switch che abbina l’eleganza del modello all’intercambiabilità delle solette da abbinare al look quotidiano. Qui aa Firenze abbiamo portato anche una versione nera, che è la novità” prosegue Venanzi.

Tornando ai russi, l’imprenditore che per Assocalzaturifici segue il mondo ex Csi è chiaro: “Un ‘no’ inaspettato. Perché potevano venire in Italia fino a pochi mesi fa e fermarsi cinque giorni. Il problema non è tanto per il Pitti, ma per gli showroom, perché gli appuntamenti erano già presi, dove si chiudono gli affari. Magari i ‘grandi’ clienti russi troveranno il modo, ma il problema per i tanti piccoli e medi buyer esploderà soprattutto al Micam, se non sarà trovata la soluzione che spetta alla politica”.

Quello dello showroom con gli appuntamenti saltati è un problema comune per tanti, anche per Barret di Parma: “L’agenda era piena, la Russia è un mercato fondamentale. il danno è evidente. Ci stanno chiedendo lo ‘showroom virtuale’ e lo stiamo pianificando di nuovo al meglio. Ma è chiaro che eravamo pronti per accogliere nel miglior modo i clienti in presenza”.

Se Venanzi avesse saputo in anticipo della defezione russa, probabilmente avrebbe anche rinunciato al Pitti: “L’inizio del salone è la fotografia: tanti clienti italiani, pochi europei e nulla da America e mondo russo. Resto però sempre convinto che sia sempre meglio esserci”.

Si poteva rinviare il Pitti? “Se la notizia sul mondo Csi fosse arrivata un po’ prima, ci avrebbero riflettuto gli organizzatori. Oggi cerchiamo tutti di dare il meglio, prendendo il possibile, visto che il quadro internazionale non è certo in fase di miglioramento”.

Dalle tensioni in Kazakistan alle sanzioni russe in fase di aggravamento, l’ultimo mattone sulle spalle degli imprenditori è l’aumento delle materie prime: “E non è questione di materiale della Cina. Riguarda ogni componente e non dimentichiamo che una scarpa è fatta di 100 pezzi diversi. Inevitabile che questo impatterà sui prezzi, non si può sempre lavorare in rimessa”.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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