di Raffaele Vitali
SERVIGLIANO – “Accompagniamo i ragazzi nella crescita personale, nella conquista dell’autonomia”. Con queste parole il sindaco Marco Rotoni, che guida Servigliano, fa comprendere come quello che potrebbe sembrare un semplice corso professionalizzante in realtà racchiuda al suo interno tanto di più.
È il quarto progetto che parte a Servigliano, una città che porta bene a Wega, uno degli enti di formazione di punta della regione Marche. “Il progetto che qui organizziamo permette di intercettare i ragazzi in obbligo formativo che devono completare il percorso scolastico ma lo hanno smarrito. Siamo partiti con Marco Rotoni e abbiamo trovato nell’Ambito di Alessandro Ranieri il partner ideale” introduce Domenico Baratto, presidente di Wega.
Il terzo anno del terzo corso si sta per concludere. “E’ diventato anche un corso di integrazione sociale, partecipano studenti di tante etnie e il cibo ha permesso di creare connessioni. Oggi abbiamo ragazzi che non parlavano italiano e sono invece operativi dentro i ristoranti” prosegue.
Il corso è quello di operatore della ristorazione, “ma chissà che poi non diventino chef”. Chi ha provato i loro piatti, ha sentito le emozioni che i diversi sapori sanno dare e che fanno sentire ogni partecipante parte del loro cammino.
Il Comune ha messo a disposizione il luogo, Santa Maria del Piano, l’Ambito ha aiutato a intercettare nei 31 comuni che lo compongono le esigenze, il miglior canale per raggiungere i giovani.
Dove c’è sociale c’è Alessandro Ranieri. “Con Wega e Servigliano collaboriamo al meglio. Noi lavoriamo per l’empowerment delle giovani organizzazioni. Lavoriamo con tanti enti, ma qui c’è qualcosa di speciale: Wega lavora con una nicchia, con i ‘dimenticati’ e che oggi invece hanno una possibilità di sviluppo della propria vita valorizzando le risorse personali. Non vogliamo solo entrare nelle problematiche, ma anticiparle con progetti individuali di crescita”.
Annuisce Baratto: “Questi sono corsi difficili. Durano tre anni, motivare chi partecipa è una sfida costante. Ma la rete ci sta permettendo di riuscire”. Il sindaco non si limita a incassare “il lavoro di bravi partner”, ma rilancia: “Qualche anno fa c’erano ambizione e presunzione di poter fare qualcosa di utile per il territorio. Di creare un modello di competitività sociale e solidale. Oggi c’è la consapevolezza che abbiamo qualità egregie che messe a sistema danno risultati importanti. Non ci limitiamo a inserire giovani con fragilità, abbiamo creato un modello che fa crescere il territorio, anche dal lato economico”.
Il Fermano vuole sempre più essere terra di turismo? “Questo modello d’integrazione e formazione diventa una risorsa inevitabile e naturale. Abbiamo trasformato un percorso nato per un piccolo segmento di un serbatoio per lo sviluppo dell’ospitalità. E farlo con giovani di diversa provenienza permette di aggiungere elementi di internazionalizzazione che mancano a questa provincia”.
La sede era in un seminterrato di un edificio storico, è oggi un edificio recuperato e riqualificato. Questo perché c’è stata condivisione dell’obiettivo: “I ragazzi hanno studiato, hanno fatto le loro esperienze, ora lavorano. Non volevamo una scuoletta emarginata, ma un luogo centrale, un vero hub” prosegue il sindaco.
Quella che negli anni il sindaco, insieme con Wega, ha creato è una squadra di qualità che oggi lavora su un segmento della formazione, ma che può creare nuovi orizzonti e opportunità. “Servigliano è comune capofila di un ulteriore maxi progetto di formazione, cultura e turismo e ha in Wega un partner chiave. Di certo si inserirà anche l’Ambito. Noi vogliamo guidare il cambio di passo e di mentalità non solo del territorio, ma della comunità. Oggi abbiamo persone e risorse per guidare l’evoluzione”.
Il corso parte ad aprile, dura tre anni: la qualifica è EQF3, equivale a un triennio dell’alberghiero statale, tanto che chi finisce potrebbe iscriversi a un quarto anno dell’Alberghiero. Prevede il 30% di ore di stage in aziende della ristorazione e ha un sistema duale di alternanza scuola lavoro, un apprendistato di primo livello per chi verrà assunto. Licenza media o titolo parificato se stranieri, gli alunni non devono aver superato i 17 anni di età. “Una scuola davvero diversa, una scuola che va verso lo studente che parte dalla rimotivazione e dall’esperenzialità. Centinaia di ore in cucina, imparano a fare il pane, i dolci, i primi, i secondi, fanno tutto. Escono e sono pronti”.
A oggi, hanno concluso i primi tre corsi l’80% degli studenti, c’è grande richiesta di queste figure. Molti sono giovani e magari non possono muoversi in auto, “per aggirare questo dobbiamo aprire più attività in zona” chiosa il sindaco. Il corso impegna tutte le mattine, possono essere previsti dei rientri. “Paghiamo tutti i trasporti, le divise, i testi scolastici e qualsiasi tipo di spesa: è per ogni tipologia di alunno. Il grazie finale è al corpo docente che lavora davvero sui singoli e grazie a Monica Peroni, a chef che da anni guida la cucina” conclude Baratto.