di Raffaele Vitali
FERMO – “È importante chiarire: ma in questa situazione siamo intervenuti in maniera precisa, su una struttura non pubblica, ma privata nel comune di Sant'Elpidio a Mare (villa Gelsomini, ndr). Abbiamo trovato i positivi, li abbiamo messi in sicurezza, abbiamo gestito i negativi, siccome il privato ci ha detto che non aveva soluzioni interne, e li abbiamo messi in sicurezza a Campofilone, visto che le condizioni lo permettevano, sapendo che in caso di un peggioramento clinico il Murri è a disposizione. E il tutto i tempi ristretti”. È soddisfatto Licio Livini, non fosse per la 92enne che purtroppo è morta poche ore dopo il ricovero al Murri, “dove è arrivata in condizioni compromesse, con una polmonite bilaterale” precisa il dottor Giuseppe Ciarrocchi.
“Per accelerare l’iter, dopo l’esplosione del caso, è stato usato il laboratorio interno e quello dello zooprofilattico” prosegue. Nel dettaglio entra il direttore del dipartimento prevenzione. “La rapidità in cui il sistema ha risposto in questa emergenza è frutto di una collaborazione tra i servizi dell’Area Vasta. In altre zone il sistema sarebbe andato in difficoltà. Noi siamo riusciti a contrastare una situazione che poteva allarmare la popolazione tutta e causare danni”.
Mettere in sicurezza è significato in pochi giorni agire. “I primi sintomi – chiarisce Ciarrocchi – si sono verificati il 5-6 settembre, con febbre tra ospiti e operatori. Noi, contattati dal medico, siamo intervenuti martedì 8 settembre, facendo un tampone con l’Usca su una paziente sintomatica con febbre. Il 9 la risposta della positività, nel frattempo era stata ricoverata in ospedale dove poi è deceduta. Il 9 poi tutti i tamponi al personale e agli ospiti. Abbiamo contenuto il focolaio epidemico, che se non gestito poteva provocare conseguenze ancora più gravi”.
Dopo l’esito dei tamponi, che ha fatto emergere le 18 positività, è iniziata l’indagine sui contatti. “La struttura aveva regole molto ferree, nessun visitatore tranne la figlia di una anziana che è in condizioni particolari. E infatti, oggi abbiamo in quarantena dieci contatti degli operatori e solo questa donna per il lato ospiti” precisa Ciarrocchi che non esita a definire la casa di risposo elpidiense un “vero cluster, ovvero un luogo dove si ammalano più soggetti in contemporanea”.
La struttura dell’Asur ha funzionato, lo ribadisce anche Rocchi, responsabile delle professioni sanitarie: “Il potenziamento sul territorio è un obiettivo, ma questo in base anche alle risorse che sono state previste e che ci permetteranno di assumere vari professionisti. Siamo pronti a fronteggiare la recrudescenza”.
E in conclusione Ciarrocchi torna sui numeri: da inizio pandemia sono stati oltre 600 i positivi in questo territorio. Abbiamo adottato regole ferree fin da marzo per stare alle case di riposo, alle Rsa e all’Hospice. Magari regole dure, ma abbiamo voluto preservare la salute delle persone. e così andremo avanti. Non abbiamo altre armi che la prevenzione, le misure di sicurezza e il senso civico fino a quando non arriverà il vaccino al Covid. Ma intanto – conclude – invito le persone a vaccinarsi contro l’influenza”.