PORTO SANT’ELPIDIO – in vista della conferenza dei servizi convocata dal sindaco di Porto Sant’Elpidio, Legambiente mette qualche altro paletto lungo la strada che porta all’ex Fim. “Nelle “osservazioni” della proprietà al preavviso di diniego ministeriale per l’abbattimento della Cattedrale, si dice che il manufatto vada demolito per poter procedere alla bonifica dell’area, al fine di garantire la salute pubblica. Ma la “Cattedrale” occupa solo il 5% circa dell’intero terreno”.
Questo il primo dato, a cui si aggiungono altre sottolineature: “Il terreno non è inquinato nella sua interezza, ma solo in alcune parti. 3) La bonifica dell’area è stata interrotta dal direttore lavori nell’estate 2011, per approfondimenti. A fronte di paventati aumenti di costi per la bonifica, la proprietà ha chiesto e ha ottenuto una variante all’accordo di programma che, ad oggi, prevede l’aumento del 50% dei metri quadri da edificare. La proprietà dice di aver svolto nel 2022 (su sollecitazione del Ministero della Cultura) nuove analisi, ma soltanto su alcune parti dei muri della Cattedrale, a supporto della propria istanza di demolizione”.
Secondo Legambiente, quello che andava fatto era ben chiaro, costi inclusi, per cui “se c’è stato un errore di valutazione, se c’è stata superficialità nella fase progettuale, la colpa non può ricadere sulla comunità che attende da 12 anni la bonifica. Per cui ci è difficile credere che sia davvero preoccupata della salute collettiva”.
Per il circolo elpidiense “c’era tutto il tempo per sperimentare metodologie diverse sull’ex cattedrale. Per esempio, si può agire sui metalli pesanti e altri composti inorganici tramite il fitorimedio, il lavaggio del suolo, la separazione elettrocinetica e altro. Il tutto in tempi relativamente brevi, se non addirittura brevissimi”.