di Raffaele Vitali
PIANE DI FALERONE – Esiste la manifattura 2.0. Anche 3.0. Un esempio arriva dalla Filtex di Piane di Falerone. L’azienda fondata nel 1970 ha varcato il traguardo dei 50 anni sotto pandemia. Un gioiellino nato dal genio di due fratelli, Dante e Bruno, che hanno portato in tutte le case d'Italia scolapiatti e griglie per barbecue e forni.
David Beleggia, come è nata la Filtex?
“Come tante realtà, hanno iniziato a lavorare alla Metaltex di Montegiorgio, leader nella lavorazione del filo di ferro, poi hanno deciso di mettersi in proprio. Proprio il titolare li spinse ed è per questo che i rapporti con l’azienda più grande sono sempre stati ottimi”.
Di cosa vi occupate?
“Produciamo articoli casalinghi e grigliati in filo di ferro cromato, verniciato, plastificato, grezzo, e in acciaio inossidabile. I fondatori hanno avuto il merito di puntare sull’articolo personalizzato che oggi ci permette, grazie anche a uno studio interno, di realizzare ogni tipo di prototipo in una settimana”.
La struttura snella vi permette di puntare sulla personalizzazione?
“Qualunque azienda, di ogni settore, dall'arredamento all'automotive, ci chiede un tipo di pezzo, noi in una settimana possiamo realizzare l’articolo partendo da un semplice schizzo. Questo ci ha dato la possibilità di essere versatili e al servizio del cliente”.
Il costo sarà elevato.
“C'è chi viene anche solo per il prototipo. Se poi il cliente decide di produrre da noi, recupera il prezzo già dopo il primo ordine. Altrimenti paga quanto necessario se non vuole farsi fare il modello in Cina”.
Davide Beleggia, lei di cosa si occupa?
“Nel 2002, dopo la laurea in Ingegneria, sono entrato in azienda, mi occupo di marketing, rapporti con il territorio e acquisti. Un paio d’anni e sono arrivati i miei fratelli Erik, che segue la produzione, e Juri, che è l’amministratore, entrambi classe 1981”.
Siete voi la seconda generazione?
“In realtà, noi siamo il lato di Bruno, che ha avuto tre maschi. Poi ci sono le tre femmine di Dante, con Fabiola che è protagonista in azienda come responsabile amministrativa”.
Quale è stato il vostro impatto?
“Abbiamo ‘ereditato’ un’azienda leader nel settore del casalingo, dagli scolapiatti alle griglie per ogni tipo di cottura. A questo abbiamo aggiunto il mondo extra catalogo per differenziarci dai nostri stessi vicini a inizio anni duemila. Il vero passaggio generazionale c’è sato nel 2012 quando è partito il nuovo percorso”.
Quale è la vostra idea di Filtex?
“Ci è stato insegnato che il capitale umano viene prima di tutto. Il collaboratore è parte della famiglia. Oggi siamo 32, sotto Covid siamo arrivati a 43 dipendenti, ma sapevamo che sarebbe stata una bolla positiva id produzione tra il 2020 e il 2021 c’è stato un picco esagerato, praticamente abbiamo chiuso solo per una settimana”.
Il mercato vi premia?
“Dal 2008 chiudiamo ogni anno con il segno più. Questo ci ha permesso di puntare sull’innovazione, sull’automotive che ha garantito il cambio di passo e la diversificazione delle linee produttive con la nascita della linea Filtex Professional”.
Il 2022?
“Dopo aver ritrovato clienti che avevano scelto di produrre fuori Italia, abbiamo ripreso valori ‘normali’, che per noi significano crescita in doppia cifra e un fatturato di 3,5 milioni di euro”.
Siete tra i primi ad aver investito nei robot. Quale valore aggiunto?
“Siamo partiti dall’automazione dell’impinto di galvanica, poi sono arrivati i tre robot e il magazzino automatizzato che rende la logistica molto più semplice”.
I dipendenti come hanno vissuto l’ingresso dei robot?
“Abbiamo dovuto ‘cambiare’ i lavoratori. Ma dal punto di vista della formazione. perché in azienda c’erano figure che erano qui dal primo giorno. Non era semplice modificare abitudini. Tra pensionamenti e corsi mirati ora la tecnologia è entrata nella routine. IL robot è una macchina straordinaria, che lavora in grande sicurezza perché recintato e dotato di sensori in ogni angolo, ma sempre dell’uomo c’è bisogno”.
Cambiano le figure che ricercate?
“Fino a qualche anno fa cercavi l'esperto in saldatura e manualità, oggi servono anche l'informatico e il programmatore. Ma sia chiaro, la saldatura c’è sempre”.
Ci sono scuole che forniscono le figure adatte?
“Collaboriamo da tempo con Meccanica e meccatronica dell'Ipsia di San Ginesio. Escono anche studenti già pronti. Ma la formazione poi è interna”.
Beleggia, il vostro mercato principale è sempre l’Italia?
“L’export per noi vale il 12% del fatturato. Non è cresciuto tantissimo, ma ne siamo consci”.
Mai pensato di puntare sulla Cina?
“Ci sono stato nel 2005, personalmente, a lungo. Ma sono tornato convinto che l’0Italia fosse il nostro Paese. E infatti oggi siamo noi ad avere clienti cinesi, molto grandi. Apprezzano qualità e flessibilità che possiamo garantire per ogni tipo di prodotto. Non per niente siamo stati la prima azienda a investire nel cromo trivalente che ha un impatto ambientale bassissimo”.
C’è sostenibilità nel mondo del filo di ferro?
“E’ al centro del nostro percorso. Penso alla galvanica che ha ridotto i rifiuti del 75%. E poi il cartone che usiamo, completamente riciclato e acquistato in azione locali, come il packaging o gli accessori in plastica”.
Beleggia, nel suo futuro la Filtex la vede sempre indipendente? “Produzione diretta, produzione per conto terzi, personalizzazioni che crescono sempre più nel nostro fatturato: il nostro sistema è consolidato. E ci permette di rapportarci con il cliente a testa alta, forti di quello che noi sappiamo fare. Senza mai rinunciare ai rapporti con i nostri vicini".
Esiste il distretto del filo di ferro?
"Il mondo lo conosce bene, noi ne siamo al centro, ma anche la valle dell'Aso ne fa parte. Dovremmo ricordarlo e raccontarlo meglio tutti quanti. Un settore energivoro che sa però affrontare le sfide anche improvvise, come quelle dell’ultimo anno. Basta programmare e riuscire così a non impattare troppo sul cliente finale, che sia il grossista o la grande catena di negozi di settore”.
@raffaelevitali