FERMO – Ha scelto il silenzio per 48 ore, poi, la lunga nota in cui spiega perché ha provveduto, il 6 gennaio, a comunicare alle scuole di ogni ordine e grado di dover attivare la didattica a distanza. Una lezione di diritto per i sindaci quella del direttore dell’ufficio scolastico regionale, Ugo Filisetti.
“I provvedimenti dei sindaci che, sentite presumibilmente le competenti autorità sanitarie, hanno ritenuto di disporre la deroga alla didattica in presenza sono stati adottati, generalmente, il 5 gennaio, senza comunicazione all’amministrazione scolastica regionale” spiega Filisetti. Che poi cita le norme, a cominciare dalla legge del 6 agosto 2021 (“Disposizioni urgenti per l'anno scolastico 2021/2022 e misure per prevenire il contagio da SARS‐CoV‐2 nelle istituzioni educative, scolastiche e universitarie”) secondo cui “presidenti di regioni e province autonome e sindaci possono assumere, per specifiche aree del territorio o per singoli istituti, esclusivamente in zona rossa e in circostanze di eccezionale e straordinaria necessità dovuta all'insorgenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus SARS‐CoV‐2 o di sue varianti nella popolazione scolastica”.
Decisione quindi di per sé lecita, ma quale è la straordinaria necessità? “Conosciute le decisioni dei sindaci l’amministrazione scolastica ha ricordato alle scuole di propria competenza che tali provvedimenti non possono determinare la sospensione dell’attività didattica ma solo la variazione della modalità della stessa, come stabilito dalle norme da tempo vigenti”.
Le scuole, tra l’altro, hanno adottato fin dal 31 ottobre dello scorso anno un “piano scolastico per la didattica digitale” da attivare in specie “qualora si rendesse necessario sospendere le attività didattiche in presenza a causa delle condizioni epidemiologiche contingenti”. “Non solo – precisa Felisetti - alle famiglie è stata fornita dalle singole scuole una puntuale informazione su contenuti e caratteristiche che regolano tale metodologia e relativi necessari strumenti”.
Quello che ha amareggiato è che “i provvedimenti sindacali in alcuni casi parrebbero essere stati erroneamente intesi come un prolungamento della sospensione dell’attività didattica e scolastica o una interruzione del servizio scolastico, da qui l’opportunità dei chiarimenti resi dall’USR al riguardo alla luce delle norme vigenti, così di evitare fraintendimenti da parte di chiunque. Il mio intento è solo quello di assicurare la migliore integrazione dell’azione dell’amministrazione scolastica con quella dei Comuni, delle Province e della Regione nell’esercizio delle loro competenze” (foto Il Resto del Carlino).