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Fermo tra metaverso, Nft, digitalizzazione: il futuro di musei e archivi ha inizio. "Il modello? Il transmediale di Harry Potter"

17 Aprile 2023

di Raffaele Vitali

FERMO – “Fruibilità tecnologica, ecologica e innovativa”. Quante sfide ha davanti il sistema cultura italiano e fermano in primis.

Nuovi spazi museali, nuove mostre, tutto questo c’è a Fermo, non domani ma già oggi. “I fondi del Pnrr sulla digitalizzazione sono in arrivo. Ci siamo anche chiesti cosa farne? Noi dobbiamo trovare l’equilibrio tra l’accessibilità digitale e l’incoming. Il grazie va a Saturnino Di Ruscio per il suo supporto forte e competente in ogni occasione a partire dal Rubens in viaggio a Milano e ammirato da 120mila spettatori” introduce il sindaco Paolo Calcinaro dal palco del teatro dell’Aquila. Sono tanti i partner del convegno voluto proprio dal dirigente, a un passo dalla pensione, Saturnino Di Ruscio.

Il video ‘Fermo hai tutto il tempo’ introduce il primo panel coordinato dall’assessora Micol Lanzidei. “Coniugare beni culturali e turismo è una sfida. Dobbiamo produrre patrimonio culturale, non solo valorizzare. Dobbiamo creare una cultura digitale” è quello che chiede l’università di Macerata.

Il covid ha accelerato tutto. Lo ammette l’assessora Lanzidei: “Era dalla seconda guerra mondiale che musei e biblioteche non chiudevano il pubblico. Nel marzo 2020 è arrivata l’indicazione del Mibact alla digitalizzazione dei contenuti, per permettere al pubblico di poter accedere alla bellezza. In contemporanea è partito anche il sistema social”. Diverse le strategie: digitalizzazione del contenuto, virtualizzazione delle visite, utilizzo degli influencer nei musei (vedi Ferragni, ndr), modelli 3D dei siti archeologici.

“In questo modo i musei hanno pian piano ripreso il proprio posto dentro la società. Sapendo ora che il Pnrr ci dà una nuova ulteriore spinta, visto che prevede finanziamenti per digitalizzare il materiale di tutti gli istituti della cultura per migliorare gestione, valorizzazione e divulgazione” aggiunge Lanzidei.

Tutto questo comporterà anche una evoluzione dell’operatore culturale, che dovrà essere in grado di muoversi dentro l’infrastruttura digitale. “E come concilieremo tutto questo lavoro con la necessità di continuare a far vivere, lavorando e investendo, sul lato fisico, live? Dobbiamo integrare, non sostituire”.

Concetto fondamentale, quest’ultimo, su cui entra nel dettaglio Sandro Debono, European Museum Academy, apre la mente, con le linee guida europee. “Il Covid per la prima volta ha spunto i musei a essere riferimento anche da chiusi. Più che strategie, sono arrivate le tattiche, reazioni alle necessità del momento. Come in una scatola, sono state tagliate delle parti per aprire punti di osservazione su un contenuto che non trova le porte aperte”.

La seconda immagine è un grande mucchio di mattoni. “Germania indietro, Polonia avanzata, la digitalizzazione è un gruppo di mattoni, ovvero risorse per creare nuove esperienze. Si passa dal pensiero transmediatico, quello che ci fa pensare che il film, il videogioco e il libro sono esperienze diverse, alla realtà che li rende interattivi e parte di un unico percorso. Emblema è Harry Potter, partito libro, diventato film, poi merchandising, giochi: tutto si intreccia e arricchisce lo step precedente.

Questo stanno cercando di fare i musei. “In America è nato il museo a casa, con un’App e la realtà aumentata, il quadro entra nel salotto, a casa. È l’evoluzione del museo liquido in cui si pensa oltre il contenitore portando il museo nel quotidiano. E poi un’azienda francese che ha portato gli Nft dentro le opere d’arte, il digital twin. E poi c’è il museo nel metaverso. In Finlandia lo stanno sperimentando, creando un’istituzione nazionale ma nel metaverso. E lo fanno club di calcio, come il Manchester che ha uno stadio virtuale in cui vedere le partite. C’è il progetto del Pompidou per far conoscere l’arte contemporanea nelle scuole attraverso un gioco transmediatico (7 Prisme)”.

Determinante è partire dal ‘cosa serve?’, non è detto che quello che funziona in America funzioni a Fermo. “Il contesto, conoscendo le potenzialità, sfide e interesse, si può affrontare il Pnrr in maniera strategica e incisiva, con la consapevolezza di dove saremo tra cinque anni”.

Torna la parola phygital, a Fermo resa famosa da Monachesi e Serri con la Tipicità sotto pandemia, che va capita bene per no sbagliare le percentuali. “Ci aiuta l’intelligenza artificiale che ci permette di studiare l’utente, di supportate i ricercatori (articolo Mit su ricerca storica archivistica). Tuto quello di cui il museo necessita esiste. Bisogna però sapere cosa ci può davvero aiutare: strategia”.

Spetta a Giovanni Pescarmona, della Digital Library, spiegare come si deve digitalizzare il patrimonio all’interno del PND. Conversione digitale, ovvero portare dall’analogico all’informatico e trasformazione dei processi e servizi: riuscire in entrambe è la sfida. Tre pilatri: visione, “con obiettivi e opportunità”, strategia “approccio che rende attuabile la visione”, e cinque linee guida, “ovvero gli strumenti operativi”.

Ci sono 65 milioni di euro da usare entro il 2025 per produrre risorse digitali nei musei a cui si aggiungono altri dieci milioni statali. Ci sono poi le quote regionali. "Nelle Marche investimento su beni storico artistici, archivi, mappe, insomma ogni aspetto della ricchezza locale. Le gare di digitalizzazione partiranno entro fine anno” conclude Pescarmona complimentandosi su chi ha ideato questo convegno che guarda al futuro. Nel dettaglio, per Fermo sono finanziati progetti di digitalizzazione per pinacoteca civica, biblioteca e deposito archeologico delle piccole cisterne.

Infine il focus sulla regione Marche spetta invece a Daniela Tisi, un viaggio tra le opportunità che il digitale offre. “Abbiamo il piano di digitalizzazione del Pnrr che cataloga quanto schedato. Ci siamo resi conto, studiando il materiale regionale, che abbiamo realtà invece che devono partire da ‘zero’. Quindi attiveremo da qui a breve una misura specifica che quello non ricompreso dentro la Digital Library sarà coperto dalla Regione”.

Non esita a investire, perché il periodo pandemico ha permesso di agganciare gli utenti non pubblici, l’uso di tecnologia e influencer ha funzionato. “Il digitale è una grande risorsa, è uno strumento, è una opportunità non sostitutiva. Se pensiamo quanti studiosi potrebbero attingere ai nostri archivi se digitalizzati, quindi ci sarà uno scatto inevitabile della ricerca scientifica, grazie a un accesso più facilitato dei dati”.

A livello regionale la Tisi parla di rivoluzione digitale. Il primo passo è stato il bando unico cultura che unisce dieci misure differenti con “una semplificazione delle procedure attuative” che favorirà ogni protagonista. Ma servono strategie.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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