di Francesca Pasquali
FERMO - Un po’ per piacere, un po’ per rimettere in moto l’economia. C’è voglia di normalità e di dare una mano agli amici ristoratori dietro il pienone di oggi a pranzo. I ristoranti di Fermo che hanno rialzato la serranda si sono trovati coi locali pieni o quasi.
Quelli del centro non hanno avuto di che lamentarsi. Vero è che non tutti hanno riaperto e i clienti, giocoforza, si sono concentrati dove hanno trovato posto. Ma la voglia di ripartire è tanta. La serranda del Gran Caffè Belli, stamattina, s’è alzata di buon’ora.
Colazione, pranzo e avanti fino alle 18. Per provare a ricominciare, dopo il lungo stallo. I clienti non si fanno desiderare. Entrano e si siedono. C’è anche il presidente del Consiglio comunale, Francesco Trasatti. Il clima è sereno. Si chiacchiera sottovoce, sorseggiando calici di vino, in attesa del pranzo.
«Speriamo che il “giallo” duri e che si possa arrivare a orari di apertura più lunghi», dice una coppia seduta a un tavolo. Se sono lì – spiegano – non c’è un motivo particolare. Solo voglia di normalità e desiderio di far sentire la loro vicinanza al titolare del locale, che conoscono.
Si festeggiano i compleanni, nel primo giorno di “giallo” ritrovato. Quello di un bambino di otto anni, a pranzo con la famiglia all’Osteria del Palio. E quello di una donna al tavolo con un’amica, sempre nel locale di piazzale Azzolino. «Erano tre mesi che non andavo al ristorante, non mi sembra vero. Sono contentissima» dice la festeggiata. «A dire il vero – aggiunge – gli anni li ho già compiuti, ma mi ero ripromessa di andare a pranzo fuori alla prima occasione ed eccoci qui». L’amica sorride.
«Sono ottimista. Penso che, se tutti rispettiamo le regole, potremo fare una vita normale», spiega e, insieme, alzano i calici per un brindisi. La riapertura dei ristoranti trasforma i pranzi di lavoro in piacevoli momenti di ritrovata normalità.
«Decisamente meglio qui che davanti a uno schermo», fanno quattro colleghi, mentre aspettano il primo. Il locale è pieno: coppiette, famigliole, gruppetti di amici, al massimo quattro per tavolo. I camerieri fanno avanti e indietro. I clienti sembrano non avere fretta. Assaporano ogni minuto di questo giorno a suo modo speciale.
A un tavolo del ristorante Emilio, quattro manovali sorseggiano il caffè. Lavorano in un cantiere del Ciip e, nelle ultime due settimane, hanno pranzato all’aperto. «Siamo felici di essere tornati qui, è più comodo, ma è anche meglio da un punto di vista igienico», dicono.
A qualche tavolo di distanza ci sono due giovani. Uno insegna al liceo scientifico. «È importante tornare alla normalità. Me ne sono accorto anche con gli studenti: una settimana in presenza vale più di tre mesi a distanza. E poi, a stare sempre a casa, si perde la motivazione», dice. «Tornare al ristorante – fa l’altro – è una bella sensazione e dà una mano a sostenere l’economia. L’importante è che non sia un ‘liberi tutti’. Sarebbe molto pericoloso».
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