FERMO – La crisi c’è, però la provincia di Fermo è una delle migliori d’Italia a livello di protesti. Il tasso è di 0,9 euro pro capite, un dato bassissimo secondo solo a Bolzano. Un dato importante perché si parla di mancati incassi, di cambiali e assegni non coperti, di pagamenti elettronici non rispettati. Se in altre zone d’Italia si arriva ai 27 euro a cittadino, si comprende come il dato fermano sia lusinghiero.
“Il benessere economico viene misurato complessivamente da dieci indicatori che rilevano la mappa dei crediti, i redditi dichiarati, la spesa delle famiglie, i protesti pro capite e i depositi bancari” spiega il Sole 24 Ore.
Così come Fermo si colloca a centroclassifica, sono analizzate 107 province, in merito al rischio finanziario dei prestiti. In questo caso, però, fanno meglio le altre province marchigiane. Dove Fermo brilla è alla voce spese per beni durevoli come auto, elettrodomestici, televisori e computer: qui la piccola provincia è tra le più spendaccione, superata nelle Marche solo da Pesaro. “L’analisi dei dati, che mostrano un calo dell’importo delle rate da rimborsare (a livello nazionale 344 euro, -1,5% rispetto ai primi sei mesi del 2018) e dell’indebitamento residuo e quindi un grado più elevato di sostenibilità finanziaria, dà luogo a una serie di osservazioni sul cambiamento socio-culturale ed economico in atto nel nostro Paese” spiega l’analisi. La spinta arriva dalle politiche monetarie della Bce che hanno abbassato notevolmente i tassi, il cui riflesso si è avuto in primis sui mutui: “Tra il 2008 e il 2018 il 60% delle compravendite immobiliari sono state saldate in contanti. Oggi, con i tassi ai minimi storici, la fiducia dei consumatori è aumentata: si accendono più mutui rispetto al passato e si allungano i tempi di rimborso perché il costo degli interessi è ridotto”.