FERMO - Cresce la povertà. E non solo per il Covid. La pandemia ha acutizzato una situazione già critica. Quella di tante famiglie già fiaccate dalla crisi economica. Le stesse che, per anni, stringendo i denti, hanno retto, ma alle quali il virus ha dato il colpo di grazia. E che non hanno potuto far altro che chiedere aiuto. Sono state 1.812, l'anno scorso, le persone che si sono rivolte alla Caritas diocesana di Fermo. Ed emerge un quadro complesso in particolare per Santa Petronilla, il quartiere più sotto osservazione.
L'organismo pastorale della Chiesa ha realizzato 13.587 interventi di aiuto, soprattutto distribuzione di pacchi viveri (11.100), colloqui di ascolto (645), distribuzione di vestiario e prodotti di igiene personale (702) e interventi economici per pagare affitto e bollette (618). Numeri forniti dal Report Povertà 2020, che evidenziano «la presenza di nuovi bisogni e nuove povertà che coinvolgono molte famiglie del nostro territorio». Civitanova Marche, con 565 richieste di aiuto, Fermo Santa Petronilla (276), San Tommaso-Lido Tre Archi (155) e Porto San Giorgio (107) le Caritas parrocchiali che hanno ricevuto più richieste.
Ma tutti i ventitré centri di ascolto del territorio hanno registrato «un forte aumento delle richieste di aiuto e degli interventi erogati, in particolare nella zona costiera, ma anche nella pedemontana e montana». «La povertà non è solo economica – spiega Barbara Moschettoni, neo-direttrice della Caritas –: è anche isolamento, solitudine, fragilità, paura del futuro, precarietà lavorativa. Il report è stato redatto avendo negli occhi le conseguenze della pandemia e della crisi che colpisce ancora il distretto calzaturiero e le situazioni di disoccupazione. Si evidenziano le situazioni difficili e complesse del territorio: disoccupati, soprattutto ultra-quarantenni privati della dignità di lavoratori, donne schiacciate tra le difficoltà occupazionali, frammentazione dei legali familiari e sociali, disagio abitativo legato al mercato degli affitti ormai squilibrato e inadeguato, povertà educativa e invecchiamento della popolazione, con nuove fragilità che emergono».
Il report evidenzia l'attenzione per la disoccupazione, presentando le attività dedicate al mondo del lavoro, come lo sportello lavoro e gli inserimenti lavorativi realizzati attraverso il progetto “Plus”, con l'attivazione di tirocini formativi. Il progetto “Policoro”, sviluppato con l'equipe di Policoro e la cooperativa sociale Tarassaco, «ha permesso di raggiungere risultati molto positivi e di accompagnare adulti e giovani disoccupati, stimolando la responsabilizzazione e l'impegno attivo». Durante la pandemia e nella fase di ripartenza, il progetto «è stato capace di essere vicino ai giovani sia con le attività di ascolto e di orientamento sia con percorsi di inserimento lavorativo e incontri formativi».
C'è l'attenzione alla funzione educativa alla base del progetto sperimentale “Il baule dei sogni”, dedicato ai giovani dai 16 ai 35 anni residenti nelle zone colpite dal terremoto. Dieci quelli aiutati: tre hanno avviato altrettante micro-imprese, uno il progetto di una app, quattro sono stati aiutati a partecipare a corsi professionalizzanti e due hanno preso la patente.
«Lo spirito che guida l'impegno della Caritas diocesana e di tutta l'equipe – chiosa Moschettoni – è quello del “noi”, della rete, delle relazioni che funzionano solo se curate, del lavoro in sinergia tra gli operatori appassionati, delle istituzioni, delle associazioni, delle cooperative e dei singoli cittadini di buona volontà».
f.pas.