di Raffaele Vitali
FERMO – Meglio accorgersi subito che qualcosa non va tra code e assembramenti. “Questo punto vaccinale per noi è fondamentale. Qui gestiremo la maggior parte delle dosi, qui dobbiamo far decollare la vaccinazione di massa. Per cui, qui subito faremo accorgimenti, perché quello che ho visto questa mattina non mi è piaciuto”. Nessun giro di parole, nessuna giustificazione, ma solo autocritica per poter crescere.
Licio Livini, direttore dell’Area Vasta 4, non ha apprezzato le lunghe code che fin dalle 8 del mattino si sono formate fuori dalla don Dino Mancini in viale Trento. L’hub del capoluogo, fortemente voluto per imprimere l’accelerazione prevista, si è ingolfato dopo poco. E così, le proteste: “Ma come si fa, avevo appuntamento alle 10, sono le 12 e siamo qui al freddo” tuona una signora che affianca un’arzilla 80enne. “Non è possibile che uno in carrozzina debba aspettare tanto, come tutti. Gli ingressi vanno modificati” ribadisce un altro.
Ascolta Livini, segue con attenzione il sindaco Paolo Calcinaro, che ha messo a disposizione la struttura e che ha anche risposto a qualche cittadino, cercando di dare spiegazioni sui ritardi. “Un problema – spiega poi alla stampa – è che soprattutto a inizio mattina si è intasata l’accettazione, con alcuni anziani che si opponevano all’uso di AstraZeneca. È stato poi bravo il medico (in prima linea il neurologo Cardinali, ndr) a far capire le ragioni del vaccino scelto”.
Livini su questo è chiaro: “Non si sceglie il vaccino, è il medico a decidere in base all’anamnesi”. Tornando all’organizzazione, il direttore affiancato dalla responsabile, la dottoressa Mariani che già ha guidato il punto di Montegranaro, ha già in mente alcuni accorgimenti: “Metteremo un gazebo più grande all’esterno, deve essere coperto tutto il percorso. E poi dobbiamo ragionare sul sistema di accettazione, perché oggi facciamo 400 persone (150 alle 12) ma noi dai prossimi giorni vogliamo arrivare a quasi 800. Ma così è impensabile”.
In quel così ci sono le code, le persone ammassate sotto i piccoli gazebo, la gente dentro le auto che aspetta. “Non va bene, lo sappiamo. Certo, chiedo anche alle persone di non arrivare con ore d’anticipo. Oggi in molti si sono presentati alle 830 avendo l’appuntamento alle 10. Questo poi allunga i tempi di tutti” prosegue la Mariani.
Nel mentre, la Protezione Civile cerca di coordinare al meglio, c’è il capo di Fermo, ma anche Stoppoloni, l’uomo della regione in provincia. “Se avete il numero dal 50 al 100, aspettate in macchina, non dovete avere fretta” ribadiscono cercando di convincere gli anziani ad andare al caldo. “Anche perché abbiamo due sale di attesa, ma si sono riempite quasi subito” riprende il personale.
Come spesso accade l’intoppo è prima della puntura, perché una volta dentro tutto scorre facile. Oggi in funzione c’erano tre postazioni per l’anamnesi, due amministrative e due ambulatori con dieci poltrone vaccinali.
“E tutto va in aumento da domani. Ci scusiamo per oggi, ma il primo giorno serve anche a questo, a capire se quanto studiato sulla carta funziona. Già sappiamo che miglioreremo l’accesso dei diversamente abili e che garantiremo sedie e copertura all’esterno, sperando che il tempo ci assista. Anche se il sogno è portare più persone possibili dentro la struttura, evitando ammassamenti anche pericolosi” conclude Livini che non mette per ora in discussione la scelta della scuola.
A Livini fa eco il sindaco Paolo Calcinaro: “Tutto è migliorabile. Ma il dato reale è che il vaccino è la nostra arma contro il Covid. Ogni vaccino, lo dicono i numeri. Non ci fermiamo su un caso raccontato con troppa enfasi, a fronte di milioni di dosi somministrate senza problemi. Cison oi medici a decidere per noi, per cui avanti tutta per riconquistare la normalità”.
A Fermo per ora si vaccinano gli over 80 e più fragili, oltre ai pazienti dei medici di base che hanno scelto di servirsi dell’hub, tra di loro anche qualche sangiorgese, e che non passano per il portale delle Poste ma vengono chiamati direttamente.