di Raffaele Vitali
FERMO – L’arte ha da sempre una funzione: unire le diversità. Lo fa potendo esporre nello stesso momento quadri e sculture, lo fa abbinando artisti del 1600 a quelli che la loro produzione l’hanno concentrata nel 21esimo secolo. E quest’arte a Fermo ha la sua casa ideale. Anche grazie ai luoghi dove trovarla.
Se Palazzo dei Priori è la casa del classico, della storia, del bello che ha fatto grande la città, il Terminal Mario Dondero diventa l’emblema del contemporaneo, id un mondo che non si ferma. Un’arte che unisce e che viene coltivata affidandosi alle mani di esperti. È il caso dell’adorazione dei pastori del Rubens, che è da anni l’ambasciatore di Fermo in giro per l’Italia.
Ha conquistato Milano, Roma e fino a pochi giorni fa la ricca Lucca. Adottato anche da Vittorio Sgarbi, l’immenso quadro realizzato per la chiesa dei Filippini, conquista il pubblico e a luglio sarà, finalmente, re a casa sua nella nuova mostra, curata da Sgarbi insieme a Papetti, dal titolo "L'arte della meraviglia, il Barocco a Fermo da Rubens a Gaulli".
Spostandosi di poche centinaia di metri, lasciandosi alle spalle la pinacoteca civica, si scende fino al Terminal. Il Lugo del passaggio, dell’incontro, nato come hub per i pullman e trasformato in contenitore di bellezza.
“Dopo le mostre fotografiche dedicate, tra cui quella dedicata proprio a Dondero, ci fermiamo ad ammirare le grandi opere di due mitteleuropei, un tedesco e un olandese, entrambi innamorati delle Marche" spiega l'assessora Micol Lanzidei. Sulle pareti i quadri di Ruudt Wackers, in mezzo le sculture in bronzo, dalla grande sensualità di Walter Kopp. Artisti che hanno esposto al Parlamento Europeo, a palazzo Madama o nella sede centrale della Mercedes.
Una selezione affidata alla Pellegrini Gallery (tra l’altro le opere sono anche in vendita, ma serve un importante portafoglio, ndr) che ha voluto portare fuori dai luoghi consueti, la galleria creata all’interno dell’azienda, l’arte. “Ci si muove tra la ‘Fellini cena’, che richiama i fasti di un tempo passato, alla contemporaneità di Migrantes. Quadri diversi, come i visitatori, che però sono uniti dalla stessa ammirazione” riprende il curatore, Andrea Pellegrini.
È il caso di Micol Lanzidei, assessora e anima della sinistra calcinariana, e Mauro Lucentini, onorevole della Lega. Per loro, il quadro del dialogo diventa Migrantes.
“L’arte ha una sua regola: non esiste la verità, la bellezza. Perché il bello è contraddittorio, è legato all’emozione, a quello che suscita nelal persona. L’opera d’arte deve suscitare reazioni e noi, con queste mostre, ne offriamo ai visitatori” conclude Lanzidei che ha tagliato il nastro insieme con il sindaco Calcinaro, Lucentini e l’onorevole Emiliozzi.
@raffaelevitali