di Raffaele Vitali
FERMO – “Ma quanto è bella questa terrazza”. Ugo Dighero varca le porte del Belli, il locale nel cuore del corso di Fermo, e subito resta estasiato. “Ma questo palazzo andrebbe abbattuto…” aggiunge Ivano Marescotti che si rasserena sapendo che ci sono milioni di euro per riqualificare l’ex mercato coperto.
Inizia così la conferenza stampa di fine riprese, anche se in realtà il ciak conclusivo arriverà domani, del film ‘Criminali si diventa’.
“Fermo ha rappresentato il 65% delle scene”. Una ventina di location, con piazzale Azzolino tra le principali. “Abbiamo scelto i panorami, le sue cartoline e i punti di forza come il Palazzo dei Priori, il Duomo. A Fermo possiamo dire solo grazie” introduce per la produzione Nazareno Gismondi. Tanti grazie a fine girato, dai vigli urbani ai carabinieri che hanno permesso di lavorare in serenità, “ma grazie anche ai fermani che ci hanno sopportato e alla Cavalcata dell’Assunta”.
Insomma, sugli schermi d’Italia, e non solo, Fermo sarà molto visibile. “Non una prima e ultima volta, torneremo qui” aggiunge Gismondi che poi si lascia scappare il segreto: “Stiamo progettando una fiction in questa città, ci sta lavorando lo stesso sceneggiatore del film, Giorgio Vignali”. Parole al miele per Micol Lanzidei, assessora alla Cultura, che è già pronta a firmare le carte necessarie.
La città ha conquistato Ugo Dighero, uno dei volti più famosi del cast: “Un posto meraviglioso per lavorare, sembra di essere in vacanza. Le Marche sono una scoperta, incredibile la cura di questo spazio. Devo dire che ho trovato il sorriso in ogni angolo. Speriamo di continuare a lavorare ancora qui”.
Possibile, Ivano Marescotti con la voce calda lo chiarisce subito: “Negli ultimi dieci anni i film li facevo in Puglia e in Trentino. Le Marche si stanno muovendo, ho 2-3 proposte da questa regione per nuovi film. Non c’ero mai stato a Fermo, per venti giorni me la sono goduta anche se in realtà ho avuto una sola giornata libera”.
Le Marche attirano sempre più: “Un interesse che non so se nasce da Dustin Hoffman, ma da romagnolo ora già spero di testare il Teatro dell’Aquila, che è uno dei più grandi d’Italia. C’è tanto da visitare e ci fa piacere che si creino delle storie che rendano riconoscibile la regione e questo territorio” prosegue Marescotti.
Ora sta alla politica fare il suo dovere, come spiega Henri Secchiaroli di Cna Cinema: “Questa produzione ha dato un valore alle maestranze. Noi vorremmo che 3-4 milioni di euro all’anno della Regione fossero dedicati al cinema. Non solo per dare lavoro, ma per fare da vetrina. Mi auguro che nel futuro le Marche si mettano a tavolino con le produzioni e avviare questo processo. Mi auguro avvenga subito per non fermare il flusso positivo”.
Tornando al film, Marescotti aggiunge: “Una gran bella storia legata al furto di un quadro di Raffaello. Commedia? Di sicuro, ma se diventa una tragedia o no lo dovrete vedere in sala. La scrittura di Vignali è molto piacevole”. Annuisce lo sceneggiatore: “Mio padre era innamorato delle Marche. Mi portava e mangiavo sempre gli spaghetti con le vongole. La bellezza l’ho scoperta affacciandomi dall’hotel Astoria un anno e mezzo fa. Un panorama che ci faceva dire davvero ‘Andrà tutto bene’. E anche i ritmi del popolo marchigiano sono tranquilli, non lenti. Il territorio mi ha permesso di incastonare una storia che potrebbe accadere ovunque, ma succede qui”.
Si respira il clima sereno di cui tutti parlano. Si guardano, sorridono, si abbracciano. Merito anche dell’attore arrivato da Falerone, Giacomo Bottoni: “Il suo personaggio era quasi a latere, lo ha reso invece profondo e di spessore. Lui – aggiunge Vignali - è l’elemento comico del film, che è brillante ma con una drammaturgia forte”.
E Bottoni incassa ai complimenti: “È la prima volta che lavoro nel Fermano, sono dovuto scappare per lavorare e dopo 15 anni torno a casa. Ho studiato al Montani, 5 anni della mia vita li ho passati a Fermo. E qui al Belli passavo ore quando saltavo le lezioni. Stare al fianco di un cast così importante che ha saputo fare sinergia è stato importante. Peccato che siamo arrivati alla fine”.
Una fine che sa di inizio, ne è convinto anche il sindaco Paolo Calcinaro: “Un film che ha portato un positivo e simpatico scossone. È cresciuta la curiosità in città. Noi vogliamo continuare a collaborare con Sydonia, dobbiamo promuovere la città. Nelle Marche abbiamo un deficit di conoscibilità, per cui in ogni modo vogliamo inserire Fermo nei radar. Voglio sentir dire ‘mi dicevano che Fermo era così bella’ e non il classico ‘non sapevo che’. Per cui siamo pronti a collaborare anche in futuro”.
Del resto, tutti sono davvero rimasti conquistati dal paesaggio: Marescotti ha promesso “che tornerò perché voglio visitare un po’ di borghi, quelli che la Grecia non ha più e di cui noi siamo ricchi”, Lodo Guenzi, collegato sul pc, delle Marche era già un fan e con la consueta ironia ammette che “le amo perché ci ho vissuto momenti etilici molto belli, l’ultimo coni ragazzi del FantaSanremo e il loro Varnelli”.
Si chiude così una esperienza entusiasmante, anche per il regista Luca Trovellesi Cesana, che è un nome nel mondo dei documentari e che con questo film si apre un nuovo percorso grazie a una professionalità riconosciuta da tutti e al compagno di avventura Alessandro Tarabelli: “Vorremmo andare in sala tra ottobre e novembre, anche all’estero. Il cinema sta ripartendo. Il territorio è un vero protagonista, questo piace agli stranieri, vedere qualcosa in mezzo alle scene li coinvolge. Siamo davvero un veicolo che facilita la distribuzione fuori Italia.
La riprova è che diversi distributori sono venuti sul set da Roma e Milano. Per una volta li abbiamo portati noi qui, non era semplice. Ma di questo film se ne parla in tutta Italia, siamo state tra le prime case di produzione a rimettersi in piedi dopo il lockdown. Noi, però, non vogliamo essere una occasione, ma l’inizio di un progetto continuo per le Marche e per il Fermano”.