FERMO – Tutto è partito un anno e mezzo fa: fare di Fermo un museo a cielo aperto dell’arte di strada. “Abbiamo integrato i murales presenti e ne sono stati realizzati di nuovi, unendo scuole, artisti e istituzioni. Per noi è stato anche il mezzo per riqualificare alcune aree dei quartieri” spiega Francesco Trasatti. È nata così una mappa che porta turisti e curiosi alla ricerca dei murales. “Una rete ampliabile e che non si deve fermare. Trovando finanziamenti e partnership il progetto può essere implementato all’infinito”.
Dopo il murale di Giulio Vesprini al liceo Artistico, la mappa si è arricchita con le altre due realizzazioni: “Non facile trovare spazi urbani da dipingere. Per lo spazio in piazzale Carducci abbiamo dovuto fare un’apposita procedura in Sovrintendenza. Non è ‘trovo un muro e dipingo’. Tre Archi è un nostro obiettivo, ma lì di pubblico c’è molto poco. Ogni muro o struttura interessante richiede lunghe autorizzazioni” aggiunge.
Arriva così a compimento la seconda fase Fum, che va oltre l’opera d’arte e diventa sempre più attività di divulgazione della street art. “Il tema è legato al post sisma e ha unito gli artisti all’Artistico di Porto San Giorgio, con gli alunni che hanno preso parte a dei lavoratori. Con Giulio Vesprini c’è William Vecchietti, poi la responsabile social Giulia Iacoponi e Lorenzo Giuliani” riprende Andrea Marsili. Vecchietti è un artista anconetano che cura il festival ‘Ancona crea’. Nelle Marche ce ne sono tanti e bravi di street artist, Vesprini, che è direttore artistico di Fum e tra i più richiesti in giro per il mondo, parte dal territorio in attesa di coinvolgere anche artisti internazionali. “Trasatti ha voluto questo progetto e noi stiamo lavorando per il percorso legato all’arte urbana. Mappa, video e foto sono qualcosa di unico. Sono direttore artistico e come obiettivo ho il coinvolgimento delle scuole. Prima con il graffito, ora con la poster art, gli alunni diventano protagonisti”. Il parco della mentuccia è il primo play ground tra Fermo e Ascoli realizzato con un murales a terra, fattore che cambia prospettiva ai colori e alle immagini”. L’opera si chiama G041. “Speriamo che ora vengano messe le attrezzature”. La seconda opera è ‘FutureDream’, un lungo muro in cui volti di diversi colori si susseguono. Ci saranno due targhe in prossimità delle opere. “Stiamo dialogando con l’Ambito per proseguire le attività”.
La percezione dei murales? Ancora c’è da lavorare. “In Italia siamo un fanalino di coda, ma ci stiamo allineando. All’estero non è una novità il murales, ci sono corsi universitari sull’arte urbana e musei interi dedicati a questo settore. dobbiamo ancora metterci d’accordo su cosa sia arte. Stiamo ancora nel limbo e decidere cosa far da grandi”. Chiara la condanna dell’imbrattamento su opere pubbliche, monumenti e sculture: “Un conto è l’utilizzo di luoghi abbandonati dalle istituzioni che diventano un mezzo per comunicare, un altro le firme ovunque”. L’ultimo messaggio è per la politica: “La street art da sola non riqualifica, serve il piano di coinvolgimento con le scuole, con le associazioni. Non è che un dipinto in periferia, dove non ci sono le fogne attaccate, cambia l’area. Per questo serve un lavoro di squadra. Come stiamo facendo con Fermo”. E per questo prima di dipingere il muro del parcheggio Carucci sono stati fatti tre mesi di incontri con le scuole “e oggi i disegni sono ancora lì intonsi”.