di Chiara Fermani
MONTEGIORGIO - Un teatro gremito ed emozionato quello che ha accolto Giulio Rapetti, in arte Mogol, una leggenda della musica italiana che, a 87 anni, non smette di fare progetti e di mettere la sua poesia, le sue canzoni e la sua storia umana e artistica al servizio di tematiche importanti come quella della violenza di genere.
Con lui, sul palco del Teatro Alaleona, anche il raffinato pianista Giuseppe Barbera, docente da anni del Cet, la scuola fondata da Mogol per giovani talenti musicali. Un invito accolto con entusiasmo dal Maestro che più volte è stato ospite nel nostro territorio, complice anche l'amicizia con l'avvocato Donatella Sciarresi e alla costante volontà dell'autore di formare i giovani, prima a essere donne e uomini e poi artisti.
“Educhiamoci ed educhiamo i nostri giovani al rispetto e alla gentilezza. Mogol – introduce la dottoressa Luciana Mariani, consigliera provinciale con delega alle Pari Opportunità - per anni ha parlato di sentimenti e di amore e oggi chiediamo aiuto a lui".
Sul palco tutte le consigliere di parità della Provincia di Fermo, la presidente Francesca Palma, la presidente della Commissione regionale Maria Lina Vitturini, il prefetto Rocchegiani, il presidente della Fondazione Carifermo Girotti Pucci e il padrone di casa, il sindaco Michele Ortenzi che ha messo a disposizione il gioiello di Montegiorgio “per questo momento di ricordo e di discussione”.
“La prevenzione all'interno delle famiglie, della scuola, delle istituzioni e la certezza della pena è quanto di più necessario c'è da fare e noi come istituzione ci siamo. Una provincia piccola ma coesa - continua Ortenzi - quella che oggi ha accolto Mogol in questo evento fortemente voluto dalla Consigliera Luciana Mariani e caldeggiato da tutte le istituzioni provinciali”.
“Abbiamo bisogno di possibili risposte che non siano meramente normative. Attraverso le parole di Mogol – ribadisce il Prefetto - possiamo trovare un valido spunto di riflessione”.
Ad aprire il pomeriggio ricco di emozioni è stata la lettera che la giovane Alice Pistilli ha letto per Giulia Cecchettin, l'ultima vittima di un femminicidio che negli ultimi giorni ha travolto tutto il paese con un'ondata emotiva impossibile da dimenticare. È sulle relazioni amorose dei giovani di oggi che Mogol offre il primo spunto di riflessione e lo fa citando il suo famoso brano Amarsi un po’.
“Ai ragazzi direi che l'attrazione è facile, ma volersi bene è un'altra cosa, è una gara a chi soccorre di più l'altro” e punta il dito sull'importanza di pene che siano temute e senza accorciamenti per chi uccide “perché la società va difesa con energia”.
Mogol ha regalato al suo pubblico tanti aneddoti sulla sua carriera, i suoi amori, due storie toccanti su Battisti e Mango e poi la musica, i suoi grandi successi egregiamente eseguiti dal maestro Barbera e cantati da tutti: Un'avventura, Il tempo di morire, I giardini di Marzo, Una giornata uggiosa, Con il nastro rosa e Il mio canto libero.
E prima della conclusione anche la notizia della sua candidatura al Premio Nobel, della quale dice Mogol: “Preferisco pensare che sia un omaggio già questo. Credo che il Nobel abbia delle ragioni politiche importanti. Mi fa piacere, come se l'avessi già ricevuto”.
Due ore intense con la storia della musica italiana per ricordare Giulia e tutte le donne vittime di violenza, è a loro che Mogol dedica “La canzone del sole”, e con tutto il pubblico in piedi a cantare, scende il sipario su un pomeriggio emozionante, che ha toccato i cuori e smosso le coscienze.