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Fermano, c'era una volta l'export. De Grazia: "Imprese, lavoratori e politica: insieme i piani anti crisi"

10 Aprile 2021

FERMO - Si salvano solo l'agroalimentare e il mobile. Per il resto dell'economia fermana, il 2020 è stato un anno da dimenticare. Non che non fosse evidente.

Con le imprese ferme per il lockdown, le vendite al palo, la cassa integrazione indietro di mesi, a salvare i lavoratori fermani, finora, è stato il blocco dei licenziamenti. Ma la resa dei conti – i lavoratori lo sanno bene – è solo rinviata. A soffrire di più, nel primo anno di pandemia, è stato l'export.

I dati Istat, elaborati dall’Ires Cgil, parlano di un calo del 22,9% (-254.548.390). Il settore più colpito è quello tessile, dell'abbigliamento e delle calzature che, dopo la meccanica, per le Marche, rappresenta il più importante in termini di volumi, con un valore, nel 2020, di 1,6 miliardi, di cui 938 milioni delle calzature. Nelle Marche tutte col segno meno, la media regionale delle perdite è del -13,2% (-1.329.807.414). La provincia di Fermo è quella che ha registrato il calo più consistente, (-22,9%), seguita da Macerata (-18,7%), Ascoli Piceno (-13,5%), Ancona (-11,2%) e Pesaro e Urbino (-8,5%).

Il valore complessivo dell’export delle imprese fermane, nel 2020, ammontava a 854 milioni, scesi a 852, escludendo i settori della farmaceutica e della nautica, che hanno dinamiche a parte, con una perdita, rispetto al 2019, del 22,7% (-249.646.204).

Il settore moda/calzature, il più importante in termini di volume, con un valore di 624 milioni, di cui 486 milioni delle calzature, è stato quello più colpito, con un calo del -27,2% (-233.480.424), salito a -27,5% (-184.543.859) per le sole calzature. Ma la pandemia ha solo aggravato una situazione già difficile per il settore che, in dieci anni, ha perso 146 milioni (-23,1%). Altro dato preoccupante è la diminuzione della quota di expo

rt fermano sul totale nazionale, che passa dal 9,1% del 2010 al 5,5% del 2020. Non va meglio negli altri settori. Quella della gomma e della plastica ha perso il 23,5% (-14.067.416), quello della meccanica (escluse navi e imbarcazioni) il 5,8% (-6.951.156). Cresce, invece, il mobile (+20,8%, +273.488), mentre tiene l'agroalimentare (+1,4%, +128.677). Gli altri settori (esclusi farmaceutica e nautica) salgono a +8,4% (+4.450.627). Numeri che descrivono uno scenario di forte instabilità.

Per uscirne, per il segretario della Cgil di Fermo, «è necessario imprimere una forte accelerazione al percorso delle vaccinazioni e definire una strategia condivisa da tutti gli attori a livello territoriale, che definisca obiettivi e progettualità a breve, medio e lungo periodo, necessari per invertire il trend di crisi strutturale, che da anni, progressivamente, sta facendo scivolare la nostra provincia verso sud».

Il Tavolo provinciale per la competitività e lo sviluppo, per Alessandro De Grazia, è il luogo per l’elaborare «questo grande progetto di rinascita dell’economia fermana, dove c'è già un avanzato lavoro di elaborazione progettuale che potrà rappresentare una svolta decisiva per le sorti dell’economia della provincia di Fermo».

Francesca Pasquali

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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