Predidente Valentino Fenni, quale è lo stato di salute del sistema calzaturiero fermano?
“Dobbiamo dimenticare in fretta i numeri del 2023. Quel segno più vicino all’export del distretto calzaturiero fermano-maceratese rischia di annebbiare la vista a chi deve agire per supportare il sistema moda”.
I dati non dicono il contrario?
“Parlano di un settore vivace e di un distretto in ripresa dopo le varie peripezie degli ultimi anni, ma parlando tra colleghi vedo un’altra realtà. La crescita dell’export, tra l’altro in valore e non in quantità, è legata praticamente solo ad alcuni brand che producono nel Fermano. Per le Pmi, colonna portante del distretto, i numeri sono diversi”.
La Cina non basta?
“Riguarda solo i grandi brand. Se diminuisce la Germania, l’impatto è immediato su tutte le aziende calzaturiere. E i numeri dicono che Belgio, Gran Bretagna e Germania hanno dimezzato gli ordini. Confermati quelli da Russia e Ucraina, “mercati che per il Fermano sono ancora importanti. Ogni paio è una boccata di ossigeno”.
Gli ordini come vanno?
“Come al Micam, più interese per le collezioni che ordini. E l'aver perso l'inverno no aiuta”.
Produzioni ferme?
“Di certo in stallo, diventa necessaria lacassa integrazione che non piace a nessun imprenditore”.
Ma chi produce per le griffe va bene?
“Le richieste di Cig in questi primi mesi del 2024 sono raddoppiate rispetto al 2023. La novità, non positiva, è che stanno arrivando richieste da parte di chi lavora con le griffe, che inizialmente avevano rassicurato sul futuro del mercato, mentre ora o restano in silenzio o parlano con i bilanci, che mostrano importanti cali. La diminuzione degli ordini, in questo caso, è in media del 30%. Se si fermano gli ordini a livello internazionale, la conseguenza diretta è il blocco delle produzioni affidate ai terzisti, spesso piccoli e monomandatari. Teme per il futuro?“Ogni fabbrica impatta sul sistema sociale, perché ci sono famiglie dietro ogni abile artigiano”.
Soluzioni?
“Abbiamo bisogno di aiuti, che vadano in questo particolare momento oltre i contributi che Regione e Camera Marche per fortuna ci garantiscono”.
Richieste per il Governo?
“Il 2024 è l’anno del Made in Italy, allora il ministro Adolfo Urso, che ha preso parte all’ultima edizione del Micam, faccia qualcosa di rivoluzionario: pensiamo a sistemi di sgravio per chi acquista prodotti italiani. Aiuterebbe le scarpe, ma la moda in generale. Una politica di incentivi già usata per le automobili, e anche per l’edilizia, che merita un settore come il nostro che garantisce una importante fetta di Pil nazionale e dà lavoro in Italia a decine di migliaia di persone”.