di Raffaele Vitali
MONTEFORTINO - Secondo santuario delle Marche dopo Loreto, la Madonna dell’Ambro da oggi può anche accogliere dei pellegrini che hanno il desiderio di dormire tra i Sibillini. Se la Fondazione Carifermo è stata l’artefice del restauro della chiesa, insieme con Cattolica Assicurazioni, un investimento più che milionario, è la Fondazione Carisap ad aver reso possibile il recupero del conventino, con i suoi spazi destinati ai frati cappuccini e quelli per i pellegrini, oltre ad alcuni comuni, come cucina e salone.
La felicità è negli occhi di Frate Mago, ovvero padre Gianfranco Priori rettore del santuario, e dei suoi fratelli, tra cui padre Fabio che ha riassunto il momento con poche parole: “E’ andata in scena una collaborazione finalizzata all’interesse comune: è laica, ma profondamente religiosa, del resto Quando si parla di spirito si aprono orizzonti mentali che fanno bene”. In prima fila il sindaco Domenico Ciaffaroni, uno che in questi recuperi ci ha messo molto del suo, e gli viene riconosciuto, accorciando i tempi della burocrazia.
Ma cosa ha fatto la fondazione Carisap con l’aiuto dell’impresa Alessandrini? “Una realtà modello” riprende padre Gianfranco rivolgendosi a Mario Tassi, presidente, e Fabio Paci, vicepresidente. Nel progetto di recupero post sisma entra l’architetto Stefano Paccaroni: “Prima abbiamo studiato la parte storica, con l’aiuto di padre Fabio, archivista dei frati. I solai non erano collegati e le murature lesionate. Abbiamo collegato le parti, rifatto il tetto. Poi è iniziata la seconda fase, con la ridistribuzione degli spazi. Di fianco all’ingresso c’era il negozio, che abbiamo spostato nella parte bassa, creando così un luogo di prima accoglienza. Poi abbiamo modificato il primo piano delle camere dei sacerdoti, con nuovi servizi e impianti. Rifacendo il tetto abbiamo ripristinato le camere dei pellegrini. Ultima fase, quella più bella, con le finiture, cercando di usare materiale del posto”.
Il recupero è stato affidato alla ditta Alessandrini, la stessa che aveva già fatto i lavori dentro il santuario: “Siamo qui da poco dopo il terremoto, penso alla messa in sicurezza tempestiva. Poi la fase di restauro della chiesa e del campanile. E infine la terza fase con il recupero del conventino e dei confessionali” commenta Giulia Alessandrini.
Nessuno vuole tornare a quel 2016, ma è da lì che è partita una grande rete di solidarietà. “Noi perdemmo anche le case dei frati. Oggi abbiamo luoghi di incontro, preghiera e ospitalità. Due stanze per i pellegrini ci permetteranno di accogliere chi vuole trovare pace e condivisione di spazi” riprende frate Mago che ha visto il progetto partire con l’ex presidente Galati e oggi concluso dall’ingegner Tassi.
L’Ambro diventa così cosa più centrale, come spiega il senatore Guido Castelli, commissario alla ricostruzione: “Sono legato ai cappuccini, ci sono cresciuto e mi hanno insegnato una impostazione semplice ma ferrea. Fatemi dire ‘bravo’ al sindaco Ciaffaroni che cha scelto di investire sull’Ambro, circa 300mila euro di fondi per dare sicurezza al parcheggio e alla stabilità del muro esterno. Il terremoto ha prodotto solidarietà e attenzione che hanno consentito interventi di fondazioni e terzo settore, si sono create squadre funzionali. Ora abbiamo devozione e funzione turistica che si fondono”.
Crede molto nella ricostruzione del sistema economico Castelli che deve correre con quello architettonico: “Ci stiamo preparando all’800esimo di San Francesco. Faremo in modo che il bisogno di camminare, ‘a ogni passo cambia il paesaggio che vedi, ma cambia qualcosa dentro di te’ insegnava Calvino, e lo faremo tramite risorse, tante, e a una organizzazione minuziosa anche materiale dei sentieri. Il tutto abbinati all’accoglienza. E lo stesso avverrà per il cammino dei Cappuccini, che parte da Fossombrone e arriva fino ad Ascoli facendo dell’Ambro un perno.
Annuisce padre Gianfranco che chiama vicino a sé Mario Tassi a cui va il grazie dei frati cappuccini, dei pellegrini, di chi ama il territorio montano ed è legato alla fede. “Progetto con doppia valenza, rinasce in ottica innovativa. Non è il restauro del bello, ma di un bene che produrrà crescita e reddito. Vogliamo sia la casa dei turisti, un luogo di sosta in cui godere della bellezza e portarne la conoscenza. Parliamo di sussidiarietà che va oltre al recupero del bene in favore della crescita”.
Si torna quindi al progetto inziale di chi il conventino lo costruì, ovvero il vaccaro Serafini. Lo ricorda Adolfo Leoni, il giornalista cantor delle storie locali, ripercorrendo la storia di questo abitante di Montefortino, diventato un ricco commerciante a Roma, ma così legato alla sua terra da costruire la casa dei frati e dei Pellegrini che oggi l’impegno di tanti, Carisap in testa, ha permesso di rivivere.