FERMO «Vogliamo riaprire il prima possibile. Sappiamo farlo in
sicurezza, rispettando i protocolli. Non è una sfida tra economia e
salute». Sono ore decisive, queste, per il futuro dell’Italia. Ore di
vertici e riunioni fiumi. Dai quali uscirà il dpcm di Natale. La
bozza, domani, sarà inviata alle regioni per un ultimo confronto.
Giovedì, Conte firmerà il nuovo decreto. Da cui dipenderà il destino
di migliaia di imprese. Anche marchigiane. «Non possiamo pensare a una
classifica di chi sta peggio. Qui va male per tutti. Ad oggi – spiega
il presidente della Cna di Fermo, Paolo Silenzi – il nostro centro
studi regionale ci dice che nelle Marche hanno chiuso, oltre che tante
imprese artigiane, anche 247 imprese commerciali. Un dato che
misuriamo dalle serrande abbassate e da cartelli laconici di un
“chiuso per ferie” senza scadenza».
137 i venditori ambulanti che hanno cessato l’attività nei primi nove
mesi di quest’anno. A cui si aggiungono 57 negozi di abbigliamento e
40 negozi non specializzati dei piccoli centri. «I dati non perdonano
e il picco è previsto per gennaio. Ai nastri di partenza del nuovo
anno si iscriveranno meno imprese, perché non ce la fanno più. Un
depauperamento che incide sulla vita sociale dei nostri borghi e delle
nostre comunità», il commento del direttore della Cna, Alessandro
Migliore.
Da qui, l’appello «alla responsabilità e al sostegno delle piccole
attività che hanno garantito servizi essenziali al nostro quotidiano».
«È il momento di scegliere locale. Una scelta di sostegno solidale ed
etica», aggiunge Silenzi. «Quanto alle grandi scelte – chiosa –,
occorre che il nuovo dpcm preveda misure che facilitino gli
spostamenti tra Comuni, perché i cittadini, nelle zone arancioni e
rosse, possano recarsi presso gli artigiani di fiducia che non
svolgono attività in grado di determinare assembramenti, come
acconciatori e autoriparatori».
f.pas.
