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Fast fashion e acquisti di seconda mano: la moda che non va in crisi. "Risparmio e ultimi modelli, ci piace". Ma l'ambiente...

10 Aprile 2025

MONTEGRANARO – C’è un settore della moda che non conoscere crisi, è quello della fast fashion e degli acquisti di capi di seconda mano. Le vendite di capi di abbigliamento low cost hanno subito negli ultimi anni un'impennata, un po’ per moda, un po’ per la necessità di risparmiare in tempi di buste paga stagnanti.

A dominare sono le piattaforme online, vero regno dei giovani: da Amazon a eBay passando per Vinted, Shein e Zalando. Ma a tornare di moda sono anche i negozietti e i mercatini dell'usato delle città. Secondo un'indagine realizzata dall'Istituto Piepoli per Udicon (Unione per la Difesa dei consumatori) il 37% delle persone che comprano capi low cost usa il digitale, mentre il 32% preferisce girare per negozi e il 15% è un fan dei mercatini dell'usato.

Piace il vintage, ma il 66% degli intervistati spiega che in realtà il principale motivo per acquistare da marchi fast fashion è il prezzo basso: “L'indagine conferma un dato ormai strutturale dove il risparmio è diventato un motore potente delle scelte d'acquisto” spiega Martina Donini, presidente di Udicon.

Non solo risparmio, tra i più giovani c’è la convinzione che acquistare capi di abbigliamento a basso costo o di seconda mano sia un modo «per stare sempre in linea con le ultime tendenze". I giovani sono convinti che sia un modello di produzione e consumo che ha reso la moda accessibile. Ma pensano anche che questi acquisti siano in linea col principio della sostenibilità (44%).

Tutto bello? Fairtrade non ne è convinto: “Dietro a un prezzo basso si nasconde un alto costo sociale e ambientale. Abbiamo visto che a farne le spese sono le lavoratrici e i lavoratori del settore della moda ma anche le risorse naturali nel loro complesso” (vedi l'approfondimento di Rai 3)

Tornando all'indagine, per i capi fast fashion o di seconda mano in cima alla classifica troviamo Amazon (58%), seguita da Shein (28%), Temu (23%), H&M (21%) e Zara (20%). Per tali acquisti il 47% degli intervistati ha affermato di farlo mensilmente, mentre il 28% settimanalmente.

Entrando più nel dettaglio, quattro italiani su dieci hanno acquistato almeno una volta abbigliamento low cost, e tra loro il 37% preferisce le piattaforme online.

“Non bisogna mai dimenticare – conclude la presidente Udicon – che anche il low cost deve sottostare a regole precise: trasparenza nelle informazioni, sicurezza dei prodotti, correttezza nei tempi di consegna e nelle modalità di reso. Il prezzo basso non può e non deve mai giustificare la mancanza di garanzie. I consumatori hanno il diritto di sapere cosa comprano, da chi lo comprano e con quali condizioni di tutela”.

r.vit.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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