FERMO – La fotografia scattata dalla Confcommercio sullo stato di salute di Fermo deve far riflettere. Da un alto c’è la parte positiva: sono aumentati bar e ristoranti oltre che le farmacie. Dall’altro c’è il dato negativo, negli ultimi undici anni il bilancio tra aperture e chiusure delle imprese operanti nel Commercio al dettaglio è negativo: sono passate da 111 (nel 2008) a 93 (nel 2019 mentre nel 2016 erano 99).
“Una diminuzione, anche se meno accentuata, si nota anche nell’attività delle imprese, sempre nel Commerci al dettaglio, al di fuori del centro storico dove le attività sono passate da 284 (nel 2008) a 279 (nel 2019) a fronte di una crescita nel 2016 quando le imprese attive erano 288” spiega Massimiliano Polacco, direttore generale di Confcommercio Marche che ha preso parte alla analisi sulla ‘Demografia d’impresa nelle città italiane’ realizzata dall’Ufficio Studi Confcommercio , prendendo in considerazione 120 Comuni italiani.
“Il calo nel Commercio al dettaglio – prosegue Polacco – è più evidente nel centro storico di Fermo rispetto alle altre zone anche se si tratta di una diminuzione non così netta soprattutto se rapportata ad altre realtà. C’è stato un riposizionamento dei supermercati a ridosso del centro storico e negli alimentari c’è stata una sostanziale tenuta negli ultimi undici anni presi in esame dall’analisi demografica d’impresa. Crescono le farmacie all’interno del centro storico (da 2 a 6) mentre diminuiscono nelle altre zone (da 11 a 9) pertanto ci sono stati degli spostamenti verso il cuore della città”.
Positiva, in linea con i dati generali dello Studio, la tendenza delle attività di somministrazione alimenti e bevande che sono passate da 37 a 39 nel centro storico e da 138 a 141 nelle altre zone: “Non è un aumento significativo – commenta ancora Polacco –, ma testimonia che il settore è in crescita così come è positivo il saldo delle attività nel settore ricettivo nelle zone al di fuori del centro storico mentre nel centro storico si è mantenuta una sola attività come nel 2008. Al di fuori del centro storico sono invece passate da 16 (nel 2008) a 26 (nel 2019 pur in calo rispetto al 2016 quando erano 28) a testimoniare l’aumento di domanda nel ricettivo che è certamente positivo perché significa aumento del flusso turistico”.
Polacco lo dice in maniera chiara: bisogna investire nel Turismo e quindi anche in strutture ricettive: “Bisogna disegnare un futuro di trasformazione del tessuto locale rafforzando le economie urbane per contrastare la desertificazione commerciale. Serve dunque un terziario innovativo in grado di rafforzare i settori del commercio e del turismo in un contesto urbano sempre più caratterizzato dall’economia dei Servizi con l’obiettivo di trasformare la città in un luogo di ideazione di nuovi prodotti e servizi non solo di consumo”.
r.vit.